Tra il 1957 e il 1958 Mario Soldati realizzò il primo reportage enogastronomico della Rai, in dodici puntate. Sono disponibili su Raiplay; sfortunatamente non è stato finora recuperato l’audio degli episodi 9 e 12.
ancora un Po di soldati
Gherardo Fabretti
“Cari telespettatori, buonasera”: così il 3 dicembre 1957, alle 21.05, sul primo (e fino al 1961, unico) canale nazionale della televisione italiana, esordiva Mario Soldati: commentata dal contrappunto musicale di Nino Rota, la sua sagoma umbratile navigava dietro a un pannello, inghirlandato da una cornice dal sapore barocco, all’interno della quale campeggiava il titolo della trasmissione: Viaggio nella valle del Po. L’assonanza dell’apertura con un’altra famosa trasmissione, statunitense stavolta, Alfred Hitchcock Presents, nella quale l’ombra del regista britannico campeggiava a esordio di ogni puntata, probabilmente non era una semplice coincidenza: Soldati, già noto regista e sceneggiatore, l’aveva certo vista sin dalla prima messa in onda sulla CBS, nel 1955. Per gli italiani, invece, quell’epifania chiaroscurale rappresentava una novità: al posto del broncio sornione di Hitchcock (che non vedranno prima del 1959), gli iconici baffi e il sorriso paterno dell’uomo che nel 1954 si era già fatto conoscere come regista del primo film trasmesso dalla RAI: Le miserie del signor Travet.
Quella formula, tanto cordiale quanto confidenziale, aveva tutto il sapore di una chiacchierata interrotta e ripresa; una chiacchierata in dodici puntate per ripercorrere, in maniera né sistematica né tantomeno esauriente, alcuni luoghi di interesse enogastronomico lungo il bacino idrografico del grande fiume padano. L’aggettivo non è casuale: l’Italia inquadrata dalle telecamere non è ancora quella degli italiani; piuttosto, quella dei lombardi, dei piemontesi, dei veneti, degli emiliani, dei romagnoli, con i relativi dialetti, che Soldati si incarica di tradurre: accade ad esempio per Oreste, il coltivatore di cardi di Andezeno, per il pescatore di Crissolo, alle sorgenti del Monviso, e per quelli di Crescentino, in provincia di Vercelli. L’angolazione regionalista dipendeva in parte da un servizio pubblico pavido, incapace di trattare in maniera onesta la spinosa questione dell’identità nazionale, adagiandosi nelle pastoie di un antifascismo indifferenziato o, come in questo caso, rifugiandosi dietro un quadretto di sapore preunitario.
Dall’altra parte ne era responsabile lo stesso Soldati, nostalgico ricercatore del tempo perduto, colto a frugare tra valli e paesini, mentre perlustra gli ultimi scampoli della cosiddetta tradizione, accostandoli ai drappi della rivoluzione tecnologica con l’aria di chi, agli arabeschi dei secondi, preferisce di gran lunga lo schietto ordito dei primi. Una visione all’epoca piuttosto diffusa, e paradossalmente condivisa, pur con premesse differenti, sia dalla sinistra comunista di fede staliniana (il capitalismo come sistema economico-sociale incapace di generare sviluppo) sia dalla destra cattolica più reazionaria, fedele agli strali di Pio XII sulla modernizzazione. Non certo di destra, ma più affine all’orbita socialista, il piemontese Soldati, classe 1906, prende invece atto in maniera critica, durante il suo percorso, degli inesorabili mutamenti storici dell’areale del Po, mappando prodotti, lumeggiando volti, raccontando il presente senza celarlo dietro posticce elegie passatiste, pur rimpiangendo, con sincerità agrodolce, il nebuloso temps perdu: “Addio dolcezze perdute, memorie - constata tra sé e sé al termine di una puntata -, è giusto che ci commuovano ancora, ma è anche giusto che restino nelle memorie e niente di più”. I bozzetti popolari, pur presenti, sono rubricati con l’intelligente contrasto delle visite ai nuovi stabilimenti industriali. Il Paese, alla fine degli anni Cinquanta, è molto diverso da quello dei decenni precedenti: le campagne dell’Italia settentrionale, specialmente quelle del Veneto e dell’Emilia-Romagna, più tenacemente rurali, erano state le prime a subire il mutato corso dei tempi, di cui il Po fu allo stesso tempo agente e testimone.