Quante metafore e associazioni gravitano attorno all’idea di preziosità evocata dalla meravigliosa suadenza della melagrana. Bella e salutare, forziere di valori simbolici, è un frutto che gode di una rigogliosa letteratura.
rubiconda melagrana
Morello Pecchioli
Se Campagna Amica o Confagricoltura organizzassero il concorso di Miss Fruttiera, lo vincerebbe senza tante raccomandazioni la melagrana. Il malum punicum, la mela cartaginese come la chiamò lo scienziato romano Plinio il Vecchio, è tanto bella da far invidia a una star hollywoodiana. Prima di tutto ha un incantevole colorito vermiglio; possiede, poi, una taglia abbondante e seducenti curve come Scarlett Johansson e un lato B che pare scolpito da Donatello. È vero che anche pera, mela, arancia, pesca, anguria, papaya e maracuja (nella macedonia ci vuole un po’ d’esotico: dà quel tocco di sapore in più) hanno belle forme, linee morbide come quelle di Belen Rodriguez o della Monica Bellucci e della burrosa Valeria Marini di qualche stagione fa. Ma oltre alle curve la melagrana ha qualcosa in più rispetto agli altri frutti: il lato B, per l’appunto, il più bello del reame fruttifero.
La melagrana è la Jennifer Lopez - l’attrice che ha assicurato per 27 milioni di dollari il suo fondoschiena - di tutte le sorelle e i fratelli portatori di semi, polpa e buccia; la Pippa Middleton del regno vegetale. Possiede, anzi, molti più quarti di nobiltà della damigella di nozze di Kate Middleton, che tanto scalpore giornalistico sollevò presentandosi al principesco matrimonio della sorella con un lungo abito bianco molto aderente. Ma Pippa, nonostante la stretta parentela con la vice queen, non ha titoli a differenza della melagrana, che regina lo è davvero. Non porta forse una corona radiata, residuo del calice fiorale? E la porta con dignità regale proprio sul lato B. Oddìo, il posto non sarebbe il più consono, ma siamo nel regno dei frutti e quel che il Creatore ha modellato, l’uomo accetti e rispetti.
Il diadema a sei punte e l’abbondanza di arilli (sono i semi, più di 600) rinchiusi nella buccia come rubini in uno scrigno, hanno caricato la melagrana di significati simbolici fin dall’antichità. Ne vanta più di qualsiasi altro frutto. La melagrana, gustosa e preziosa in cucina, è una metafora, una allegoria fin dai tempi più remoti. Questo frutto salutare, proprio per la grande quantità di grani, era simbolo di fertilità, abbondanza, rigenerazione per gli Egizi che lo raffigurarono nelle tombe già 2500 anni prima di Cristo, per i Fenici che misero il malum punicum in stretta relazione con il sole, per i babilonesi per i quali era simbolo di invincibilità, tanto che lo associarono a Ishtar, la loro dea della guerra. Anche le antiche popolazioni dell’India conoscevano le proprietà del frutto pieno di grani aciduli e pure in quel subcontinente avevano accostato l’abbondanza di semi alla fertilità, ritenendo che il succo fosse un rimedio contro la sterilità.