Appia Antica,
regina viarum et vinorum.

Fabio Rizzari

La parola vigna rimanda, per irresistibile attrazione simbolica, a panorami campestri, atmosfere bucoliche, ampi spazi aperti dove l’aria è buona. “Le città le dovrebbero costruire in campagna, lì l’aria è molto migliore”, conferma un comico statunitense.

Eppure, esiste una millenaria tradizione di vigneti che si trovano entro la cerchia urbana, magari a pochissima distanza da centri commerciali, quartieri popolosi, zone a traffico altamente congestionato, com’è stato ampiamente trattato proprio su questa rivista nel numero dello scorso mese di settembre. È il caso, solo per fare gli esempi più celebri, di rinomati Château che coltivano uve a Bordeaux o del piccolo ma storico vigneto di Montmartre, nel cuore di Parigi, le cui origini risalgono addirittura all’anno Mille.


In Italia le vigne di città non mancano. Pare anzi che la più grande vigna urbana per estensione si trovi proprio nel nostro paese: è il vigneto Pusterla, presso Brescia, che ospita piante centenarie di una varietà rara, l’invernenga.

Molto nota la minuscola vigna milanese, un tempo proprietà di Leonardo da Vinci; pressoché sconosciuta, invece, la parcella di viti che insiste alle spalle di Trinità dei Monti a Roma. Illustre, per profondità storica (quattro secoli di vita), l’ettaro della vigna della Regina, a Torino, piantata a freisa e con spettacolare vista panoramica sulla Mole Antonelliana.

Non meno scenografiche le piccole vigne della laguna di Venezia, mentre merita almeno una citazione volante il progetto Senarum Vinea, attraverso il quale si sta recuperando e valorizzando il sorprendente patrimonio ampelografico della città di Siena (che conta vitigni rarissimi, dai nomi bizzarri ed evocativi quali gorgottesco, tenerone, salamanna).


I nuclei produttivi di cui scrivo oggi, confinanti, sfidano in bellezza del contesto paesaggistico qualsiasi altro vigneto urbano del mondo: si trovano infatti all’interno del Parco Archeologico dell’Appia Antica, ovvero la strada consolare più illustre dell’antica Roma.

Immersa in questo ambiente magico si trova la Tenuta di Fiorano. L’estensione complessiva è rilevante: ben 200 ettari, occupati però in massima parte non da vigneti (sui 12 ettari) ma da altri terreni agricoli.