Non so perché le cose accadano. Accadono perché devono accadere. C’è sempre l’occasione propizia.
A ben pensarci, per secoli abbiamo sempre confinato l’olio spremuto dalle olive nell’ambito della tavola per il suo utilizzo a crudo, e soprattutto in cucina nelle varie preparazioni in cottura, oppure impiegato quale agente conservante nei sottoli. Si è sempre inquadrato l’olio nell’ottica di alimento/condimento.
Lo troviamo anche nella versione di olio “aromatizzato”, mescolato insieme con altri ingredienti, perlopiù con il peperoncino. Sul mercato l’olio al peperoncino è il più gettonato, ma ci sono anche gli oli al rosmarino, all’aglio, al prezzemolo, al tartufo, o, per chi li gradisce, vi sono anche gli oli agrumati: all’arancia, al limone, al mandarino, al cedro. Vi sono infinite possibili versioni, accolte ben volentieri soprattutto dai consumatori del nord Europa o di altri continenti non abituati o poco inclini a consumare gli oli in purezza. Esiste in commercio perfino un olio aromatizzato al caffè, molto buono peraltro, segno che la fantasia e la creatività non mancano. Lo produce Mauro Monaco in Abruzzo. A stupire e a incuriosire il mondo intero, è stata in particolare la recente operazione di Starbucks con l’Oleato, bevanda emulsionata all’extra vergine proposta in tre distinte versioni: Iced Shaken Espresso, Golden Foam Cold Brew e Caffè Latte. Non mi soffermo qui, entrando nei dettagli dei singoli profili sensoriali, anche perché mi preme solo evidenziare il fatto che con tale operazione la nota catena statunitense di caffetterie ha di fatto lanciato con grande enfasi e per la prima volta l’olio come bevanda, miscelato con altri ingredienti.
Il mio pensiero? Tutte queste soluzioni sono sempre benvenute, proprio perché aprono nuovi scenari e inedite tendenze di gusto. Quel che più sorprende in positivo, tuttavia, è una tendenza ormai ricorrente in questi ultimi anni: sono tanti i giovani imprenditori che propongono l’impiego delle olive, dell’olio e delle foglie di ulivo con l’alcol utilizzato come vettore. Una vera novità, per certi versi paradossale, anche perché per molto tempo tale ipotesi non è stata (incomprensibilmente) messa a frutto, e nemmeno in alcun modo presa in considerazione, quasi non interessasse. È il caso, per esempio, degli amari alle foglie di olivo. Le foglie, si sa, hanno proprietà straordinarie: antipertensive, antinfiammatorie, antireumatiche, anti-gotta, nonché diuretiche, ipoglicemizzanti, e perfino febbrifughe e capaci di stimolare la produzione di succhi biliari. Tutto ciò per dire che, nonostante tali caratteristiche, spesso si trascurano le molteplici possibilità di impiego. Una disattenzione inconcepibile, e alquanto strana e illogica, se la si considera dal punto di vista commerciale. Perché allora non utilizzare le foglie di olivo nella preparazione degli amari? Lo ha fatto Anna D’Elia, che con la sua azienda olivicola a Olevano sul Tusciano, in Campania, produce l’amaro, all’ulivo a marchio D’Annata. Le foglie, raccolte a mano alle prime ore del mattino, in autunno, vengono poste in infusione nell’alcol. Servito freddo, l’amaro esprime il meglio. Si può anche utilizzare nella preparazione di aperitivi e cocktail.