Nunc
Est! Est!! Est!!!
Bibendum.

Betty Mezzina

Chissà se nel 1111 il nobile tedesco Johannes Defuk, incaricando il suo coppiere Martino di cercare del buon vino lungo il percorso che li conduceva a Roma dal papa al seguito dell’imperatore Enrico V, – tracciando una sorta di strada del vino ante litteram nonché una rudimentale forma di enoturismo – avrebbe mai immaginato che numerosi secoli dopo sarebbe stato l’ispiratore del nome di una delle prime denominazioni italiane, sicuramente quella con il nome più enfatico di tutte, grazie ai sei punti esclamativi che accompagnano l’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone.

Che si tratti di leggenda o realtà, la storia vinicola della terra del “Mons Flasconis” si snoda senza interruzioni dall’epoca etrusca fino ai nostri giorni, attraversando l’epoca romana, le invasioni barbariche, il Medioevo e la modernità; continuità testimoniata dall’ampia documentazione fondiaria conservata presso gli archivi monastici, a suggello dell’antico legame tra il territorio di Montefiascone e la vite. Lo stesso stemma della città, risalente alla metà del XII secolo, è composto da sei montagnole sormontate da una botte, con l’esplicita intenzione di sottolineare, anche attraverso il simbolo araldico, la vocazione enologica del territorio comunale. Nel corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principe del territorio come testimonia la tradizionale Fiera del vino di Montefiascone la cui prima edizione risale al 1950. Notorietà tanto riconosciuta da fare dell’Est! Est!! Est!!! il vino ufficiale utilizzato durante le celebrazioni delle messe in Vaticano in occasione del più recente Anno Santo, quello del 2000.

Siamo in piena Tuscia, nome che indica l’antica Etruria e in genere il viterbese o l’alto Lazio lungo l’antica via Francigena, a pochi chilometri dal confine toscano e umbro, in un contesto naturalistico, storico, turistico ed enologico di grande suggestione, dove ogni cosa racconta di papi, vescovi, famiglie nobiliari, monumenti civili e religiosi, palazzi e antiche rovine di tutte le epoche. Tutto ruota intorno alle tranquille acque del lago di Bolsena (o Volsinio) – tecnicamente considerato una caldera – che con i suoi 114 kmq di superficie rappresenta il più grande specchio lacustre vulcanico d’Europa. Le sabbie nere che ricoprono le coste regalano uno scenario naturalistico unico nel suo genere, capace di offrire un affascinante contrasto cromatico quando si scontra con l’azzurro profondo delle sue acque e il verde rigoglioso dei boschi che circondano il lago.