Hospices de Beaune 2023. Clima che cambia, magia che resta. Gabriele Gorelli MW Anche quest’anno ho avuto il privilegio di poter partecipare alla degustazione e all’asta degli Hospices de Beaune, ospite del négociant François Martenot, della famiglia Helfrich, Gruppo Grands Chais de France. Sebbene Beaune non abbia un proprio vigneto Grand Cru nel comune, è comunque il fulcro del business vinicolo della regione, trovandosi qui la maggior parte dei principali commercianti della Borgogna. Capitale non ufficiale della regione vinicola, mai come nel mese di novembre Beaune è l’epicentro dell’enoturismo francese. Dalla metà degli anni Venti il vicino villaggio di Meursault ospita la tradizionale Paulée de Meursault, un pranzo pubblico per celebrare il completamento della vendemmia. Da allora, ogni anno il terzo fine settimana di novembre si tengono tre eventi (il Banchetto della Fratellanza, l’Asta e la Paulée) conosciuti collettivamente come “Les Trois Glorieuses”. Beaune e i villaggi circostanti si animano per accogliere professionisti e appassionati del vino e per tre giorni viene celebrata la ricchezza dei vigneti della Borgogna. Il Palais des Congrès de Beaune ospita la Fête des Grands Vins, un evento che riunisce la miriade di denominazioni che compongono la Borgogna, in un grande momento per l’enogastronomia e il turismo della regione, che richiama visitatori da tutto il mondo. L’Hospice de Beaune, nel centro della città, fu fondato nel 1443 da Nicolas Rolin – cancelliere di Phillipe Le Bon, duca di Borgogna – e da sua moglie Guigone de Salins. L’Hospice fu istituita per fornire assistenza medica e alloggio ai poveri e ai bisognosi, in una Borgogna colpita dalla peste alla fine della Guerra dei Cent’anni. Ha servito tutti nella regione, indipendentemente dai mezzi finanziari, dal 1452 fino agli anni Ottanta. L’Hospice de Beaune è rinomato per la sua straordinaria architettura, in particolare per il suo tetto gotico di tegole colorate tipico della Borgogna. Oltre al suo significato storico e architettonico, l’Hospice de Beaune è simbolo del patrimonio vinicolo della Borgogna e del suo impegno nella filantropia e continua a essere una popolare attrazione turistica oltre che nucleo dei principali eventi e attività legati al vino nella regione. La tradizione più unica e duratura associata all’Hospice de Beaune è l’annuale asta del vino che si tiene dal 1859, conosciuta anche come “Vente des Hospices”. Négociant e appassionati di vino da tutto il mondo si riuniscono per fare offerte su lotti di vino prodotti dai vigneti di proprietà degli ospizi, nella vendemmia appena conclusa. Il ricavato di quest’asta va a sostenere la missione caritativa degli Hospice. Quest’anno, in data 19 novembre, si è tenuta la centosessantatreesima asta del vino dell’Hospice de Beaune. Si tratta della più grande vendita di vino di beneficenza al mondo e una vera testimonianza della secolare tradizione vinicola della Borgogna. Da tempo organizzata da Sotheby’s, nell’asta del 2022 è stato registrato il valore più alto mai battuto di vino in beneficenza. Dopo 7 ore di rilanci si è arrivati a quasi trenta milioni di Euro. L’edizione 2023 ha raccolto in totale oltre 23 milioni, con un prezzo medio a lotto di oltre trentamila Euro. All’asta si vendono intere botti, non bottiglie. Si tratta di pièces di Borgogna da 228 litri (300 bottiglie). L’asta tipicamente contiene oltre 500 lotti; nel 2022 erano 802 e quest’anno 753. La presenza dei clienti privati dal 2005 ha fatto aumentare i prezzi, ma i principali acquirenti sono comunque i vari négociants e i più famosi ristoratori del mondo. La responsabilità dell’affinamento in legno è dell’acquirente, che di solito si affida allo stesso négociant, oppure sigla un accordo con uno dei vigneron della Côte d’Or. L’asta funge da barometro per il mercato e da vetrina per la nuova annata, unendo commercianti e compratori da tutto il mondo. Trattandosi di un evento di beneficenza, i prezzi sono sensibilmente più alti del valore di mercato. I vini provengono dai vigneti appartenenti all’associazione attraverso lasciti e donazioni ottenuti nel corso di 500 anni. Si tratta dei famosi Domaines des Hospices de Beaune, una delle più belle realtà non-profit appartenenti al mondo enologico, costituita da oltre 60 ettari per la maggior parte classificati come Premier Cru e Grand Cru. I vigneti sono sparsi in tutta la Borgogna, da Chablis al Mâconnais. Per mantenere questi gioielli della viticoltura, ci sono 23 viticoltori che se ne occupano durante tutto l’anno. L’Hospice de Beaune produce un’ampia gamma di vini, sia rossi che bianchi da Pinot Noir e Chardonnay. Tra le denominazioni più famose associate alla tenuta ci sono Pommard, Volnay, Meursault e Corton-Charlemagne. Ogni anno una cuvée è scelta per essere venduta interamente in beneficenza: la cosiddetta “Pièce des Présidents”. Quest’anno l’onore è di un Mazis- Chambertin, Grand Cru emblematico proveniente dalla Côte des Nuits, battuto per 350.000 euro. Questo vino eccezionale sarà affinato in una pièce ricavata dalla parte rimanente di una quercia bicentenaria utilizzata per restaurare la guglia di Notre Dame a Parigi. Nel 2022 un Corton Grand Cru prodotto da una blend di terroir Corton Renardes, Corton Bressandes e Corton Chaume è stato venduto per 810.000 Euro, un record di cui l’associazione dei négociant di Borgogna ha voluto appropriarsi. Nel 2021, annata scarsa e difficoltosa, erano stati i merchant Justin Knock MW e l’Italiano Mattia Tabacco ad aggiudicarsi la Pièce des Présidents più cara di sempre per 800.000 Euro. A partire dalla vendemmia 2015, seguendo le orme di Roland Masse, è Ludovine Griveau che siede alla regia degli Hospices de Beaune. Il suo ruolo in francese si chiama régisseur, dal momento in cui si occupa sia della viticoltura che delle vinificazioni. Ludovine è ritenuta responsabile in prima persona di una sempre maggiore precisione sia in cantina che in vigneto. Le mattonelle nell’Hospice riportano la scritta “mon seule étoile,” testimone dell’amore del fondatore Rolin per la moglie, ed è Griveau la stella coordinatrice di questa straordinaria impresa, agendo come una specie di direttore d’orchestra. I 23 vignerons rispondono a lei e sono ognuno responsabile di circa 2,5 ettari. Dimensioni perfette per una conoscenza approfondita delle esigenze del vigneto e dei tempi di risposta ideali per interventi mirati ed efficaci. In pratica questo sistema permette a 23 micro parcelle di beneficiare della tutela commerciale e la visione totalizzante di un’azienda madre. Valore aggiunto, nel 2023 si è completata la transizione al regime biologico come evoluzione ponderata e strategica. Al momento della vendemmia ogni vigneron conferisce la propria raccolta. La cantina, oggi alle porte di Beaune, è stata modernizzata nel 2012. Le uve arrivano per caduta, c’è un moderno banco di selezione e un software creato ad hoc per gestione, controllo e monitoraggio dei vasi vinari. La 2023 è la vendemmia degli estremi. Nonostante una terribile grandinata che ha colpito il Sud di Rully, il Nord di Mercurey, Saint-Aubin, Blagny e Meursault l’11 luglio, il raccolto è stato più che abbondante in tutta la Borgogna. La stagione è iniziata in maniera ideale, senza gelate. Qualche pioggia all’inizio di maggio, seguita da settimane calde. La seconda fase critica, la fioritura, è avvenuta con successo a metà giugno. Il gran caldo dell’ultima settimana di agosto e di inizio settembre ha spinto alcuni produttori ad anticipare la vendemmia al 27-28 agosto, ma la maggior parte ha atteso fino al 10 settembre. È la prima vendemmia in cui si è raccolto per il corso di un intero mese: così tanta uva e non abbastanza serbatoi e tini. Molti vigneron hanno atteso le svinature per tornare a vendemmiare. Ma è la selezione delle uve la chiave per questa vendemmia dall’enorme potenziale. I vini toccano punte di eccellenza, nonostante una diffusa bassa acidità, a condizione che i vigneron abbiano fatto una cernita accurata al tavolo di selezione, eliminando gli acini acerbi a causa del grande carico, quelli scottati dal sole o colpiti dalla Drosophila Suzuki. Nelle parole di Ludovine Griveau l’annata 2023 è stata “eterogenea e sorprendente”, riferendosi soprattutto all’irregolarità di crescita della parete fogliare a seguito di piogge importanti a primavera seguite da un’estate temporalesca. Grazie a lunghe conversazioni, davanti a numerosi calici, con amici che qui vivono e lavorano, come Stephane Schaeffer e Loïc Lamy, posso speculare sulle prospettive di quest’areale mitologico. Il futuro della Côte d’Or sembra molto diverso dalle altre appellazioni (Chablis, Côte Chalonnaise e Mâconnais). La domanda sembra più alta che mai per i vini della Côte d’Or e questo esercita una grande pressione sui prezzi, letteralmente esplosi dopo la scarsa annata 2021. Orde di importatori scrivono ai vigneron della Côte d’Or ogni giorno, sperando di garantirsi nuove allocazioni. I più ricercati sono quelli di piccole dimensioni (meno di 10 ettari), biologici, a basso intervento. Possiamo immaginare che, con il cambio generazionale, sempre più cantine tradizionali abbracceranno queste prerogative. I vini della Côte d’Or sono adesso prodotti di lusso, il che ha già attirato una significativa quota di investitori. La ridicola e pressoché insostenibile legge francese sull’imposta di successione per le cantine continuerà ad attirare fondi comuni, grandi aziende e così via. Ciò è ovviamente un problema per la regione, ma anche per gli appassionati di vino poiché siamo interessati a bere vini di terroir, artigianali. Tutti spingono per un cambiamento in questo senso. La maggior parte degli attori continua a cercare la massima qualità, sia nei vigneti che in cantina, investe nel formare il proprio personale, nel migliorare i processi e nel trovare strade per adattarsi ai cambiamenti sempre più pressanti causati dalla crisi climatica (gelate, forti piogge, ondate di calore). C’è però un serio lavoro per aumentare “l’inclusività” della Borgogna, oggi troppo elitaria. Un buon modo sarà riaprire le porte delle cantine, oggi chiuse ai più. Si intravede un barlume di cambiamento, speriamo per gli appassionati che la tendenza possa continuare. Molti produttori lavoreranno per gestire la percezione dei loro vini, continuando a combattere le assurde bolle create dal mercato intorno ad alcune vendemmie e specifiche cuvée. Dovranno tracciare ed escludere i distributori che non aiutano a mitigare le crescite del valore di mercato, tanto iperboliche quanto fragili. Il futuro della Borgogna è dove si trova ancora il vero valore: Chablis; Côte Chalonnaise e Mâconnais, adottando i “codici di condotta” delle cantine più di successo in ciascuna zona e continuando a spingere per più trasparenza, lavoro serio nei vigneti e vinificazioni precise. Clima che cambia, magia che resta. L’asta funge da barometro per il mercato e da vetrina per la nuova annata, unendo commercianti e compratori da tutto il mondo.