Eccoci qua. Siamo arrivati insieme – e vi ringrazio per avermi accompagnato fino a qui – al capitolo conclusivo della nostra “avventura sostenibile”, che ci ha visti toccare molte delle implicazioni di questo concetto nei suoi specifici legami con i nostri cari vigneti e con i vini che amiamo e ci rappresentano, dalle buone pratiche di gestione di suolo e difesa fino agli incrementi di valore aggiunto delle produzioni o alle dinamiche della salvaguardia del paesaggio. Abbiamo considerato insieme la possibilità di progettare e auspicare una virtuosa convivenza tra i fattori che possono comporre le nostre azioni quotidiane, sotto la direzione attenta, vigile, curiosa, lungimirante dell’ingegno umano e tra i confini di una cornice di delicato equilibrio e preziosa armonia. In questo contesto credo, però, che alle tre vie che danno corpo e struttura al concetto di sviluppo sostenibile – il tema ambientale, le considerazioni legate all’economia e infine gli aspetti connessi all’attenzione al paesaggio e la sua salvaguardia – sia opportuno aggiungere un tema ulteriore, sempre inestricabilmente associato agli altri: la ripercussione di questa crescita in termini sociali, sia come rispetto inalienabile dei diritti di ogni individuo, sia come maggiori soddisfazione e benessere di tutti i membri delle nostre comunità di cittadini e di persone.
Analizziamo intanto il primo degli aspetti in elenco: è dovere morale di ogni imprenditore, reso particolarmente semplice da attuare in caso di un incremento dei guadagni, ma sempre comunque imprescindibile, assicurare ai propri dipendenti condizioni di lavoro sicure e adeguatamente remunerate; se ciò può sembrare scontato nelle nostre aziende – seppure in alcuni casi tragicamente invece ancora non lo sia – siamo comunque tutti chiamati a lottare per ovviare alle condizioni disastrose che da questo punto di vista perdurano quasi ovunque nel resto del mondo.