Tradizione e innovazione, oltre il luogo comune.
Stevie Kim

Parliamo di tradizione, concetto talmente radicato nella cultura vinicola del Belpaese da essere onnipresente nelle descrizioni che le cantine italiane fanno di sé. La tradizione è ancora vista – in maniera più o meno esplicita – come contrapposta all’innovazione. Paradossalmente, ne è una dimostrazione il fatto che diverse aziende scelgano oggi di dichiarare il proprio impegno nell’unire tradizione e innovazione, due termini che non verrebbero comunicati uno accanto all’altro in questo modo se non si pensasse di creare una sorta di effetto sorpresa. E se invece l’innovazione fosse non soltanto rapportabile, ma addirittura essenziale per la tradizione?


Hugh Johnson, autorità e pietra miliare della tradizione in fatto di letteratura sul vino, non a caso è nel gotha degli autori enologici più venduti al mondo. Classe 1939, scrive di vino e dintorni dal 1960. I suoi libri, attualmente tradotti in oltre dieci lingue, hanno formato e ispirato generazioni di studiosi ed enofili a livello mondiale. Vorrei prendere spunto dal suo contributo al mondo del vino e dalla sua intervista per Italian Wine Podcast – episodio n. 1253 – per riflettere su due particolari percorsi d’innovazione e tradizione nel vino: quello di Hugh Johnson, che per diffondere la tradizione ne innova la comunicazione, e quello della tradizione stessa, che per sopravvivere in un mondo del vino in trasformazione deve innovare i propri strumenti e i relativi contesti di applicazione.