La tradizione, cosa è mai la tradizione? Quando si ha a che fare con l’olivo e l’olio, c’è sempre questa parola magica che viene invocata a ogni occasione utile, soprattutto quando si è a corto di argomenti e manca una visione del futuro. La parola tradizione tranquillizza, e per certi versi anestetizza pure le menti. Chi ha paura del futuro, e dei rischi che portano con sé le novità, pronuncia sempre questo vocabolo, perché sa di trovare il giusto conforto. Si dice “tradizione” mettendoci la necessaria enfasi, in modo da rendere l’effetto più esaustivo e seducente, anche perché la tradizione pare sia risolutrice di ogni problema, efficace ogni qual volta vi sia da superare ogni incertezza sul da farsi. Non vi è convegno dedicato all’olivicoltura e all’elaiotecnica in cui non si invochi la tradizione. Gli stessi agricoltori si trincerano dietro espressioni del tipo “si è sempre fatto così, non cambio idea”.
A tal riguardo, ricordate il detto “Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova”? Lo abbiamo sentito tante volte, ma non è un proverbio, è addirittura il titolo di una commedia in tre atti di Giuseppe Giacosa, del 1870. Il concetto è chiaro, e fotografa alla perfezione il senso della parola tradizione, perlomeno ci fa intendere tutta la paura nell’andare oltre la tradizione, nel superare quanto già dato per acquisito. Paura di dare corpo e luogo a una nuova tradizione. In sostanza, non è la tradizione in sé che è discutibile, quanto invece l’idea di replicare un modello senza riattualizzarlo, senza rimodularlo e adattarlo, assumendosi, nel caso, il rischio di scardinare la tradizione, quando e se necessario, pur di andare oltre e migliorare, perfezionando o inventando qualcosa di nuovo, creando altri modelli, altre visioni. La tradizione porta sempre con sé qualcosa di prezioso, ma non ci si può fossilizzare, altrimenti la si svuota e impoverisce: nelle varie repliche si perde il senso originario stesso della tradizione.
Ciascuno ha il compito di creare una nuova tradizione, così come le generazioni future hanno il dovere di andare oltre quel che abbiamo pensato e realizzato. La tradizione è come un tapis roulant, è sempre in movimento. Nel momento in cui ci si ferma, tutto quel che di buono c’è nella tradizione si “staticizza” diventando elemento museale, bello da vedere ma inutile e non più funzionale.