La storia del metodo Classico In Italia, lo spumante metodo Classico ha subito a lungo, in passato, una sudditanza psicologica e qualitativa nei confronti dello Champagne; d’altronde è dalla Champagne che Camillo Gancia attinse le tecniche e le conoscenze per iniziare a produrre, primo in Italia nel 1860, uno spumante d’Asti con il , come allora poteva essere definito anche nel nostro paese. Poco dopo, Antonio Carpenè a Conegliano nel 1868 e Giulio Ferrari a Trento nel 1902, furono i precursori nella produzione di spumanti secchi col metodo della rifermentazione in bottiglia, utilizzando chardonnay e pinot nero, sulla base dell’esperienza francese. metodo champenois L’affinamento delle tecniche, i progressi nelle conoscenze e nelle pratiche vitivinicole, le esperienze produttive, il rinnovo delle apparecchiature di cantina e le capacità dei principali produttori italiani, hanno portato i migliori spumanti italiani elaborati con il metodo Classico, oggi, a una qualità e a una personalità confrontabili con le migliori produzioni mondiali. Il termine è però troppo generico e raggruppa prodotti molto diversi tra loro per uve impiegate, aromatiche e neutre, residuo zuccherino, carattere e qualità, con livelli di prezzo che vanno da pochi a decine di euro la bottiglia. Tutto questo disorienta il consumatore meno esperto, che si può trovare in evidente difficoltà di fronte alla scelta tra bottiglie così simili per forma, etichetta, tappo a fungo con gabbietta e capsulone che copre il collo della bottiglia, ma così diverse per prezzo e qualità. spumante Quello che manca è quindi un nome originale ed evocativo, che identifichi e distingua gli spumanti metodo Classico da quelli ottenuti con tecnologie diverse. Nel 1975, l'esigenza di creare e tutelare l’immagine e la produzione dello spumante di qualità, portò un gruppo di nomi famosi della spumantistica italiana a fondare , per proteggere i vini ottenuti con il metodo della rifermentazione in bottiglia e promuoverne la conoscenza e la diffusione in Italia e all’estero. l’Istituto Italiano Spumante Classico I titolari di Gancia, La Versa, Carpenè Malvolti, Contratto, Ferrari, Antinori, guidati dal Duca Antonio Denari, furono i soci fondatori di questo Istituto, che si diede uno Statuto, stabilì norme e controlli e scelse come simbolo per identificare le bottiglie prodotte dai soci una , che tuttora si può trovare sulle bottiglie degli attuali aderenti. L’Istituto impegnò mezzi ed energie nella ricerca di un nome distintivo, equivalente a quello che è per i vini della Champagne, per gli spumanti spagnoli prodotti nella regione nel Penedès, per le bollicine DOCG prodotte nella zona omonima. pupitre stilizzata inscritta in un ovale Champagne Cava Franciacorta Gli sforzi compiuti finora non hanno dato i risultati sperati, perché i nomi via via proposti sono rimasti al palo. Per consolidare i risultati raggiunti in 20 anni di attività e per rilanciare l’attività dell’Istituto, nel 1995 si decise di rinunciare a indicare in etichetta il termine , fu definito un nuovo Statuto e redatto un aggiornato Regolamento di produzione. spumante Nel 1996 fu depositato il nome e l’associazione fu ribattezzata , con l'obiettivo di identificare lo spumante prodotto in Italia con questo metodo, in aree delimitate, secondo norme stabilite e precisi controlli indicati in un Regolamento di produzione. L’intento era quello di creare un marchio di riferimento per identificare lo spumante italiano metodo Classico. Talento Istituto Talento Metodo Classico Il 15 luglio 2009 nacque , che oggi raggruppa 22 tra le più importanti aziende spumantistiche italiane. Questa associazione di aziende ha lo scopo di promuovere la notorietà e l’immagine del Talento come spumante di sicura origine italiana ottenuto in conformità al Decreto del Talento del 13 maggio 2010. La menzione Talento è riservata e protetta esclusivamente per la designazione e presentazione degli spumanti di qualità DOP - VSQDOP e degli spumanti di qualità VSQ italiani elaborati con il metodo Classico (Regolamento CE 607/2009), ottenuti da uve chardonnay, pinot nero e pinot bianco, rifermentati in bottiglia, con minimo 15 mesi di affinamento sui lieviti e tenore zuccherino inferiore a 12 g/l. l'Istituto Talento Italiano Logo del Consorzio Franciacorta Bollicine in Italia e nel mondo Stime attendibili valutano la produzione italiana di spumanti intorno a 330 milioni di bottiglie, valore che pone il nostro paese ai primi posti della graduatoria mondiale, insieme a Francia e Germania. Se chardonnay e pinot nero recitano la parte del leone nella produzione di bollicine ottenute con la rifermentazione in bottiglia, prosecco e moscato dominano il settore di quelle elaborate con la rifermentazione in autoclave. Ed è proprio quest’ultimo sistema quello con il quale è prodotto il maggiore numero di bottiglie del comparto spumantistico italiano. Nella tabella sottostante sono riportate le produzioni - indicative - più significative degli spumanti elaborati con i due principali sistemi di spumantizzazione, alle quali si devono sommare alcuni milioni di bottiglie di metodo Classico e alcune decine di milioni di bottiglie metodo Martinotti. LA PRODUZIONE DI BOLLICINE IN ITALIA (milioni di bottiglie) ALCUNE PRODUZIONI DI BOLLICINE NEL MONDO (milioni di bottiglie) Francia 350 Italia 330 Germania 300 Spagna 280 Russia 250 USA 60 Austria 20 Canada 10 In Italia, il consumo di spumanti non è ancora molto significativo, anche se negli ultimi anni il è in crescita, contrariamente a quanto si sta verificando per le altre tipologie di vino. In particolare, nel 2010, la produzione e la richiesta degli spumanti metodo Classico Rosé sono praticamente raddoppiate, anche se questa tipologia rappresenta ancora una piccola nicchia di mercato. trend L’Oltrepò Pavese, a questo proposito, ricopre un ruolo importante, in quanto si distingue per la produzione di pinot nero utilizzato nell’elaborazione di spumanti metodo Classico, sia bianchi sia rosati e, in particolare, del Cruasé. Questo spumante rosato incarna una filosofia produttiva che fa risaltare le intense sfumature del colore ma soprattutto la personalità e il carattere del pinot nero, grazie alla produzione di vini-base ottenuti con macerazione. ad hoc In Europa, i maggiori consumatori di spumanti sono i tedeschi con 6 bottiglie/anno procapite, seguiti dai francesi con 5, dagli spagnoli con 4 e dagli italiani con 3.5. Asti e spumanti a base di prosecco sono i più prodotti e i più esportati, seguiti da lontano da una piccola quantità di metodo Classico. Storia ed esperienza, qualità e immagine hanno permesso per decenni allo Champagne di dominare il panorama mondiale delle bollicine, per numero di bottiglie prodotte ed esportate, ma negli ultimi anni l’Italia sta recuperando il per la produzione sia dei vini fermi sia delle bollicine: da sempre, chi desidera assumere un ruolo di rilievo nel deve confrontarsi con la realtà dello Champagne, un mito costruito e consolidato in 300 anni di successi e di investimenti in qualità, . gap mondo delle bollicine export e marketing ante litteram La differenza sostanziale tra le produzioni dei paesi che producono il maggiore numero di bottiglie, è che Italia, Germania - con i Sekt - e Russia si concentrano sugli spumanti elaborati con la rifermentazione in autoclave, mentre Francia e Spagna su quelli elaborati con la rifermentazione in bottiglia, rispettivamente Champagne e Cava. E proprio il Cava, grazie a una decisa strategia di marketing e alla competitività dei prezzi, è riuscito a realizzare in pochi decenni un’ottima penetrazione nei mercati di alcuni paesi, soprattutto in Germania, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, tanto che oggi esporta circa il 60% delle bottiglie prodotte. Negli ultimi anni si è assistito a un incremento della produzione di spumanti metodo Classico anche negli Stati Uniti, soprattutto in California, con una buona progressione qualitativa favorita dagli investimenti economici e dal know how di note maison francesi.