I vini liquorosi Luminosi e con colori che sfumano dal paglierino al bruno scuro e lucente, i vini liquorosi hanno profumi ricchi e complessi, con sfumature di caramello e miele, mandorle e spezie, fichi e albicocche essiccate, agrumi canditi e confetture, sapori decisi ma altrettanto vellutati e persistenti. Salvo rare eccezioni, sono prodotti a partire da un con un titolo alcolometrico complessivo naturale non inferiore al 12%, che può subire una concentrazione a freddo oppure essere . i vini liquorosi vino-base arricchito di mistella, alcol etilico, acquavite di vino, mosto concentrato o cotto Il loro titolo alcolometrico complessivo è sempre alto, ma non deve essere più del doppio di quello complessivo del vino-base, mentre quello svolto deve essere compreso tra il 15-22%, almeno il 18% per i vini secchi o dry. Anche la concentrazione zuccherina è in genere alta, non inferiore a 50 g/l, con l’unica eccezione dei vini liquorosi secchi o dry, per i quali non deve essere superiore ai 40 g/l. è invece un prodotto ottenuto da un mosto con titolo alcolometrico totale naturale non inferiore al 12%, reso infermentescibile per addizione di alcol etilico o di acquavite e portato a un titolo alcolometrico svolto non inferiore al 16% e non superiore al 22%. La mistella non viene degustata come un prodotto a sé, ma può essere impiegata nella produzione di vini liquorosi, come per esempio alcuni Marsala. La mistella L’invecchiamento dello Sherry La storia del Marsala Le origini del Marsala si possono fare risalire addirittura ai Fenici e ai Cartaginesi, ai quali spetta il merito di avere introdotto e diffuso la coltivazione della vite nel bacino del Mediterraneo. Gli scavi di Mozia, isoletta microscopica di fronte a Trapani, testimoniano che già in epoca remota il vino era trasportato per mare in anfore di terracotta, con una tipica base appuntita per facilitare il carico e la stabilità nelle stive delle navi. Il nome deriva dall’arabo Marsa'Ali (porto del profeta) o Mars-el-Allah (porto di Dio), ma la vera di questo vino si deve agli Inglesi, verso il 1770. invenzione Il merito va a un armatore di Liverpool, John Woodhouse, che commerciava in potassa. Avendo fiuto per gli affari, capì che quel vino era abbastanza ricco di corpo e alcol etilico per piacere ai suoi concittadini. Per evitare che il vino si alterasse durante il lungo viaggio per mare, pensò di aggiungere un po' di Whisky. Le guerre napoleoniche dell'epoca rendevano molto difficili le spedizioni di vini spagnoli e portoghesi verso l’Inghilterra, che cessarono del tutto. Fu così che quel vino ebbe un tale successo che tornò a Marsala per impiantare un proprio baglio, con le botti di quercia bianca che aveva portato dall’Inghilterra. Woodhouse Man mano che il commercio di questo vino si espandeva, arrivarono a Marsala altri mercanti inglesi, prima i cugini di Woodhouse, gli Ingham, poi gli Hopps da Glasgow e i Whitaker da Londra, che crearono un vero monopolio inglese del Marsala. Lo stesso ammiraglio Nelson lo apprezzava moltissimo e prima di partire per la spedizione d’Egitto mandò un ordine da Malta per 40.000 galloni di Marsala, circa 200.000 litri! Il Marsala era diventato e le sue fortune si consolidarono per tutto l’800: non c’era inglese o colonia britannica senza una speciale di Marsala. il vino degli inglesi club Reserve Ma Madeira e Porto, anch'essi resi famosi dagli Inglesi, stavano ritornando sul mercato, competitivi per qualità e prezzi. Il Marsala cominciò a perdere quota, nonostante l'interesse dei , che da allora hanno legato il proprio nome a quello di questo nobile vino. Florio Costituita una flotta mercantile di 99 navi - una legge borbonica impediva di arrivare a 100 - i Florio cominciarono a esportare il loro Marsala in Brasile, in Argentina e negli Stati Uniti. Nel frattempo, ormai giunti alla quinta generazione, gli Inglesi erano sempre più intenzionati ad abbandonare la produzione del Marsala. Nel 1895 Florio acquistò lo stabilimento di Woodhouse dal suo ultimo erede e vigne e cantine dagli Ingham, seguiti da tutti gli altri.