L'Italia del vino Protesa nel Mar Mediterraneo, così diversa nelle varie zone per altitudine, latitudine, terreni e clima, la penisola italiana offre un panorama enologico molto interessante, per quanto riguarda sia la varietà sia la qualità dei vini. In un rapidissimo viaggio attraverso il vigneto italiano si possono cogliere gli spunti per andare alla ricerca di una sorpresa in ogni vigna, dove vitigni riscoperti di recente o altri arrivati da lontano, riescono a convivere e dare i loro frutti migliori. Piccola regione in bilico tra Italia e Francia, ha un'unica DOC, Valle d'Aosta o Vallée d'Aoste; in virtù del vigente bilinguismo, le etichette possono essere scritte anche in francese. la Valle d'Aosta La viticoltura è fortemente limitata dall'elevata altitudine delle vigne - solo circa 432 ettari, per una produzione nel 2011 di circa 22.000 hl di vino - che consente la definizione dei suoi prodotti come . E mai definizione fu più appropriata, soprattutto per quelli ottenuti dalle viti coltivate fino a 1200 m, nell'Alta Valle, ai limiti della sopravvivenza della vite, con sistemi di allevamento a terrazzamenti o a pergola sostenuti da colonne in pietra. Tra questi, il Blanc de Morgex et de La Salle, ottenuto da , è caratterizzato da un colore paglierino molto tenue, profumi delicati che ricordano i fiori di montagna, un'accentuata acidità e un'alcolicità piuttosto bassa. vini di montagna prié blanc Il vigneto valdostano segue il percorso della Dora Baltea, fiume che attraversa la regione, e può essere suddiviso in tre zone, l'Alta Valle, la Valle Centrale e la Bassa Valle. Oltre al , nelle prime due sono coltivati altri vitigni autoctoni, che danno un'impronta unica ai vini prodotti, come la , dalla quale si ottiene un vino rosato, il e il . La bella aromaticità del e della o , spesso sottoposti ad appassimento, si esprime rispettivamente nei vini Chambave Moscato e Nus Malvoisie , come qui sono definiti i passiti. La produzione valdostana ha una netta prevalenza di vini rossi, e i vitigni a bacca nera occupano circa l'85% dell'area vitata. In particolare nella Bassa Valle, verso il Piemonte, si mette in luce il nebbiolo, che dà vini dotati di ottima struttura e buona longevità, come il Donnas e l'Arnad-Montjovet. prié blanc prëmetta fumin petit rouge moscato bianco malvoisie pinot gris Flétri la situazione è completamente diversa, perché la viticoltura occupa una posizione fondamentale nel comparto agricolo della regione. Nel 2011 la produzione è stata di circa 2.683.000 hl di vino, con una netta prevalenza di vini rossi, tradizione apprezzata già ai tempi dei Romani e con radici consolidate nelle Langhe, nel Mon - ferrato e nell'astigiano. In Piemonte In Piemonte le vigne sono quasi tutte in collina, garanzia di qualità e di prestigio; il clima, i terreni, i vitigni e l'intervento competente e appassionato dell'uomo, fanno il resto. I vitigni più diffusi sono , che copre 1/3 della superficie coltivata, diffusa in diverse zone, nelle quali esprime in modo differente il suo carattere. Sempre dotata di ottima acidità, nella zona di Alba dà vini più strutturati e con buona predisposizione all'affinamento, nel Monferrato e nell'astigiano più freschi e fruttati. Barbera d’Asti e Barbera del Monferrato Superiore hanno ricevuto il riconoscimento DOCG. la barbera Altri vitigni importanti sono il , il , definito il vino della piemontesità, il , con struttura e profumi delicati di frutta e fiori bianchi, la freisa, con sfumature di fiori e piccoli frutti rossi, il , fresco e aromatico, e il , dal quale si ottengono vini piacevoli ma poco strutturati. Brachetto d’Acqui, Dogliani, Dolcetto di Diano d’Alba e Dolcetto di Ovada Superiore hanno ricevuto la DOCG. moscato bianco dolcetto cortese brachetto grignolino Il principe dei vitigni piemontesi è però , con acini molto fitti e piccoli, dal colore azzurro cupo, molto sensibile alle minime differenze di terreno e clima, padre dei più grandi vini rossi piemontesi. Barolo e Barbaresco spiccano su tutti, ma anche Gattinara, Ghemme e Roero, tutte DOCG a base nebbiolo, oltre a Boca, Fara, Lessona, Bramaterra e altri ancora, sanno esprimere la loro ottima personalità. Il Barolo, re dei vini e vino dei re, legato ad antiche tradizioni, oggi si trova al centro di una sorta di tra coloro che continuano a produrlo in modo assolutamente tradizionale, con l'invecchiamento in botti di grandi dimensioni, e coloro che prediligono un passaggio in botti più piccole, per ammorbidirne più rapidamente la decisa e austera tannicità. il nebbiolo dualismo filosofico Nelle Langhe, il nebbiolo matura in nebbiose giornate autunnali. Tra i vitigni a bacca bianca, circa la metà rispetto ai rossi, primeggia , dal quale si ottiene la DOCG Asti; della tipologia Spumante si producono decine di milioni di bottiglie, che rappresentano circa 1/3 di tutta la produzione spumantistica nazionale e circa la metà di quella dei vini con Denominazione di Origine della regione, la maggior parte venduta sui mercati esteri. il moscato bianco Il Gavi o Cortese di Gavi è DOCG dal 1998, Alta Langa, Erbaluce di Caluso, Ruchè di Castagnole Monferrato lo sono dal 2011. In questi ultimi anni, nelle Langhe - per secoli regno incontrastato solo di grandi vini rossi - alcuni vitigni internazionali a bacca bianca, soprattutto , si stanno ritagliando uno spazio importante con prodotti di alto livello. chardonnay Oltre che per la produzione di spumanti di tutti i tipi, ottenuti con la rifermentazione in bottiglia e in autoclave, secchi e dolci, il Piemonte si segnala anche per quella di vini aromatizzati, come i Ver - mouth e il Barolo Chinato. Si potrebbe pensare che in , regione trainante dell'economia italiana, la viticoltura sia di secondaria importanza. Lombardia Al contrario, sulle colline dell’Oltrepò Pavese e del bresciano, sulle aspre terragne valtellinesi e in altre zone sparse in tutta la regione, la vite prospera fin dall'antichità. Nel 2011 sono stati prodotti circa 1.313.000 hl di vino, diversificati per colore e tipologie. Punte di diamante della produzione lombarda sono le bollicine DOCG della Franciacorta, elaborate con la rifermentazione in bottiglia di vini-base ottenuti soprattutto da , e quelle della DOCG Oltrepò Pavese Metodo Classico, prodotti invece soprattutto a base di , vitigno che in questa zona dà anche ottimi vini rossi. chardonnay pinot nero L’Oltrepò Pavese si distingue per una base ampelografica molto ampia, nella quale si possono incontrare , tutti a bacca bianca, anche se i vitigni più caratteristici sono i rossi barbera e croatina, spesso elaborati in simpatiche versioni frizzanti e leggermente sulla vena, con una delicata sfumatura abboccata. chardonnay, riesling italico, pinot grigio, moscato bianco e malvasia Oltre ai Franciacorta, in provincia di Brescia si trovano interessanti vini bianchi e rossi fermi nel Curtefranca DOC, elaborati soprattutto da vitigni internazionali, oltre che rossi a base di nella zona del Garda Bresciano. groppello Più a nord, in , il è chiamato e trova un ambiente adatto alle proprie esigenze anche oltre i confini del prediletto Piemonte. Qui, infatti, dà vini di ottima struttura e buona longevità, soprattutto nelle DOCG Valtellina Superiore e Sforzato di Valtellina, quest'ultimo ottenuto con un parziale appassimento delle uve. Valtellina nebbiolo chiavennasca Infine, dal 2009, anche il Moscato di Scanzo ha ricevuto la DOCG. Un suggestivo scorcio dell’Oltrepò Pavese si caratterizza per un’altissima percentuale di vini di qualità, ma quello che colpisce ancora di più è l’ampia gamma di vitigni impiantati e di tipologie di vino prodotte. Il Trentino-Alto Adige Nel 2011 la produzione è stata di circa 1.150.000 hl di vino, con una minima prevalenza di rosso. Il vitigno più coltivato è infatti , dalla quale, soprattutto nella zona attorno al lago di Caldaro, si ricavano vini di colore rubino piuttosto trasparente, con un sottile profumo di ciliegia e mandorla e una delicata struttura. la schiava Ma l’Alto Adige è conosciuto ovunque soprattutto per i suoi , ottenuti da vitigni-simbolo come il , nato nei vigneti attorno a Termeno, il , il , il , oltre a e , e , per citarne solo alcuni. Tra le uve aromatiche si possono ricordare anche il e il , che danno ottimi Passiti e Vendemmie tardive, vini più o meno dolci ma sempre dotati di un ricco bagaglio odoroso e di una piacevole morbidezza. vini bianchi profumatissimi gewürztraminer müller thurgau kerner veltliner pinot grigio bianco chardonnay sauvignon moscato giallo moscato rosa Tra i vitigni a bacca nera sta vivendo un ottimo momento anche l'autoctono , dal quale si ottengono dei bei vini rosati, ma soprattutto rossi dal colore rubino compatto, profumi di confetture di prugne e viole su un leggero sfondo erbaceo, ottima struttura e tannini ben definiti. Anche gli internazionali , e sono sempre all'altezza della situazione, in grado di coniugare struttura ed eleganza. Oltre a sfruttare una base ampelografica simile a quella dell’Alto Adige, il Trentino produce vini rossi soprattutto a base di e , con caratteri di struttura e longevità diverse secondo la zona per il primo, sempre piuttosto delicati e da apprezzare in gioventù per il secondo, prodotto in particolare in Vallagarina. lagrein merlot cabernet pinot nero teroldego marzemino Anche qui non mancano pregevoli vini da , su tutti il prodotto nella Valle dei Laghi dalla nosiola, vitigno autoctono a bacca bianca. dessert Vino Santo Infine, ma non per importanza, una delle produzioni che distingue questa regione è quella degli spumanti metodo Classico, soprattutto a base e solo in parte , ai quali è interamente dedicata la DOC Trento. chardonnay pinot nero è una regione dalla solida tradizione viticola, che mantiene con 8.569.000 hl di vino nel 2011, con una minima prevalenza di bianco; il 30% dei vini sono DOCG e DOC. Il Veneto lo scettro della produzione italiana Il vitigno più diffuso è , seguito dagli autoctoni o glera tra quelli a bacca bianca, mentre , sono più coltivati tra quelli a bacca nera, in particolare nel veronese e nel vicentino. Proprio in provincia di Verona si producono le DOCG Amarone della Valpolicella, Recioto della Valpolicella, Bar dolino Superiore, Soave Supe riore e Recioto di Soave, delizioso vino da a base garganega. il merlot garganega e prosecco corvina rondinella e molinara dessert Restando nel campo dei vini dolci si deve ricordare il Torcolato, a base di , prodotto nella zona di Breganze. vespaiola , a base di , e altre uve locali parzialmente appassite, robusto e ricco di sfumature profumate, è uno tra i migliori vini rossi del paese. L'Amarone della Valpolicella corvina rondinella Garganega Sui Colli Berici si trova , un vitigno particolare, diffuso soprattutto attorno a Barbarano, dove dà un vino rosso fruttato e fresco. il tai rosso In provincia di Padova si fanno apprezzare le DOCG Colli Euganei Fior d'arancio a base di , e il Bagnoli Friularo, rosso di grande struttura elaborato da un biotipo del . moscato giallo raboso piave Le colline dell'alto trevigiano sono vitate soprattutto a (prosecco) dal quale si ottengono le diverse tipologie della DOCG , tra le quali l'Extra dry incontra il maggior successo. In particolare, per la fine aromaticità si distingue il Valdobbiadene-Prosecco Superiore di Cartizze, prodotto nell’omonima area ristretta nella frazione di San Pietro di Barbozza. Sempre nell'ambito dei vini dolci, in queste zone si produce il , a base di , e , oltre al Refrontolo Passito da , ora diventati DOCG con i Colli di Conegliano. Nelle zone orientali, come anche in Friuli-Venezia Giulia, i vitigni più diffusi sono invece alcuni internazionali, come , , , anche se i locali occupano buona parte di questo vigneto. Colli Asolani-Prosecco, Montello Rosso, Recioto di Gambellara, Piave Malanotte e Lison hanno ricevuto il riconoscimento DOCG. glera Conegliano Valdobbiadene-Prosecco Torchiato di Fregona prosecco boschera verdiso marzemino pinot grigio chardonnay e pinot bianco merlot, cabernet franc e cabernet sauvignon tai, verduzzo trevigiano e raboso piave la viticoltura ha conosciuto alcuni momenti bui, rischiando anche la totale distruzione, ma ha saputo sempre rinascere come punto di forza e di prestigio dell'economia regionale. In Friuli-Venezia Giulia La produzione non è molto elevata, circa 1.267.000 hl di vino nel 2011, ma si distingue per l’assoluto valore qualitativo, soprattutto dei , tra i migliori del paese. vini bianchi I fattori che rendono queste zone particolarmente vocate per la viticoltura sono soprattutto i terreni, marnosi nelle aree collinari, sassosi e argillosi in quelle pianeggianti, il clima, piuttosto mite in provincia di Gorizia, e la larga diffusione di vitigni di qualità, frutto di una severa selezione, che pone questa regione ai vertici mondiali nel settore della produzione di barbatelle. Le varietà tradizionali più rinomate sono , , e tra quelli a bacca nera il , quest'ultimo in grado di dare grandissimi vini. il friulano il verduzzo friulano, la malvasia istriana, la ribolla gialla, il picolit refosco dal peduncolo rosso e il pignolo Il successo dell'enologia friulana è legato anche all’impianto di pregiati vitigni  internazionali , come pinot grigio , sauvignon, chardonnay, pinot bianco e riesling,  merlot, cabernet franc e cabernet sauvignon . Le zone conosciute nel mondo per i grandissimi vini bianchi sono quelle corrispondenti alle  DOC Collio e Colli Orientali del Friuli, dove il terreno, il particolare flysch di Cormòns, assume  una valenza decisiva. Oltre a bianchi e rossi di grande struttura, in questo territorio è  prodotto un elegante vino da dessert, il Ramandolo , prodotto da verduzzo friulano ,  che ha ricevuto il riconoscimento DOCG. Un altro fiore all'occhiello tra i vini da dessert friulani  è l’altra DOCG Colli Orientali del Friuli Picolit . Sempre nella zona dei Colli Orientali sono coltivati due vitigni a bacca nera, il tazzelenghe  e lo schioppettino , un po' particolari anche nel nome: il primo ha componenti  acida e tannica così decise da , il secondo in bocca grazie alla  tagliare la lingua scoppietta sua vivacità. Nella zona della DOC Grave, il terreno ciottoloso che rimanda al paesaggio delle nel  grave bordolese, crea l'ambiente ideale per il , mentre nella zona del Carso, caratterizzata  friulano da rocce bianche e grigie, , , quest'ultimo a bacca  vitovska malvasia istriana e terrano nera, si esprimono su buoni livelli qualitativi. la produzione di vino è veramente scarsa, circa 77.000 hl nel 2011, con prevalenza di quelli bianchi, ma la sua tradizione è saldamente ancorata nel tempo. La coltivazione razionale della vite si deve forse ai Greci, ma la viticoltura era conosciuta già dall'antico popolo dei Liguri, ancora prima del VI secolo a.C. In Liguria La maggior parte dei vigneti sono ricavati su terrazze scavate nella montagna, sostenute da muretti in pietra e degradanti verso il mare. Il vitigno più coltivato è il , seguito da , dai quali si ottengono i vini bianchi portabandiera della Liguria. Il primo, che presenta analogie genetiche con il ungherese, di probabili origini spagnole, è arrivato in Sardegna all'epoca della dominazione aragonese e poi in Liguria tra il XIV e il XVIII secolo. vermentino albarola e pigato furmint Nella Riviera di Ponente si coltivano soprattutto , oltre al che dà l’Ormeasco, e al , dal quale si ottiene il Rossese di Dolceacqua, il vino più strutturato, con analogie con i rossi piemontesi. vermentino e pigato dolcetto rossese Nella Riviera di Levante si inizia a risentire dell'influenza toscana, ma su tutti i vini emerge il raro e prezioso , vino bianco da ottenuto da grappoli di vermentino, albarola e bosco fatte appassire, poi fatto riposare per anni in piccoli caratelli di legno. Cinque Terre Sciacchetrà dessert Sangiovese La tradizione viticola della risale al tempo degli Etruschi, con oltre 2000 anni di storia prestigiosa che ancora oggi mantiene questa regione ai vertici dell’enologia mondiale. Le dolci colline toscane sono lo splendido ambiente nel quale la vite si trova perfettamente a suo agio, offrendo i grappoli per l'elaborazione di vini grandissimi, oltre che per una produzione di tutto rispetto anche da un punto di vista quantitativo, con circa 2.495.000 hl nel 2011. Toscana La Toscana è il regno del , vitigno originario di questa regione, che occupa oltre la metà dell’area vitata. Anche se non è un vitigno ‘facile’, perché oltre ad avere una maturazione medio-tardiva, si esprime al meglio solo se la posizione garantisce esposizione e insolazione perfette, microclima e altitudine ideali. sangiovese Altri vitigni locali ormai diffusi anche in altre regioni sono . trebbiano toscano, malvasia bianca lunga o toscana, vernaccia di San Gimignano, ansonica e canaiolo nero Se si passa ai vini, tra i più rinomati si deve subito citare il DOCG, dal quale qualche anno fa si è staccata la DOCG indipendente del . Creato dal Barone Bettino Ricasoli, il Chianti è stato tra i primi vini a varcare i confini al seguito dei nostri emigranti in America, esportato nei tipici fiaschi, diventati così famosi da creare l'immagine stessa di questo vino nel mondo. Ancora oggi è tra i vini più prodotti in Italia. Chianti Chianti Classico Un altro vino conosciuto in tutto il mondo è la DOCG , ottenuto dal , localmente denominato . Brunello di Montalcino sangiovese brunello Località toscane legate indissolubilmente al mondo del vino sono anche Montepulciano, San Gimignano e Carmignano, con le rispettive DOCG, Bolgheri e altre ancora, dove si producono vini di grandissimo prestigio. Lungo la costa tirrenica e nella stessa isola d'Elba si coltivano , , questi ultimi elaborati anche in gradevoli versioni passite. L’Elba Aleatico Passito è diventato DOCG. vermentino ansonica e aleatico Scendendo ancora, verso la provincia di Grosseto si trovano altre realtà come quella della DOCG , ottenuto dal vitigno , di colore rubino vivace e con profumi di viole e more, e dell’altra DOCG Montecucco Sangiovese. Nel livornese, Suvereto e Val di Cornia Rosso hanno ricevuto la DOCG. Morellino di Scansano sangiovese Oltre ai vini delle importantissime Denominazioni di Origine, la Toscana è salita alla ribalta dell'enologia mondiale con alcuni , vini di grande classe, morbidi ed eleganti, ottenuti soprattutto da e in parte . Supertuscan cabernet sauvignon e franc, merlot syrah e pinot nero Infine, la produzione vinicola toscana ha un denominatore comune, il , prodotti in numerose denominazioni e tipologie differenti per residuo zuccherino; il primo è soprattutto a base di trebbiano toscano, il secondo di sangiovese. Vin Santo e il Vin Santo Occhio di pernice Oltre l'appennino tosco-emiliano si trova . l'Emilia-Romagna Nella ricostruzione degli impianti distrutti dalla peronospora e dalla fillossera tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, si sono privilegiati soprattutto i vitigni più produttivi, scelta che ha portato le rese di questa regione tra le più alte al mondo. Nel 2011 la produzione è stata di circa 6.455.000 hl, ma i vini di qualità provengono principalmente dalle zone collinari. La viticoltura dei trae origini e tradizioni dal Piemonte e dall'Oltrepò Pavese, ed è caratterizzata da , dalle quali si ottiene il vino rosso più rappresentativo della zona, il Gutturnio. Tra i bianchi si distinguono l'Ortrugo, elaborato dal vitigno omonimo, e vini piacevoli, anche frizzanti e spumanti, a base di malvasia. Colli Piacentini barbera e croatina Sulle colline parmensi si ritrovano questi stessi vitigni, accompagnati da molti internazionali, ma è soprattutto la profumata aromaticità della a esprimersi su livelli di grande piacevolezza. malvasia di Candia aromatica Nel reggiano e nel modenese si incontra il vino-simbolo della vitivinicoltura emiliana, il , con la profumata freschezza delle diverse varietà, che nel Reggiano mette in mostra colori più compatti e una struttura un po' più definita. Lambrusco Oltre ad alcuni vitigni internazionali a bacca nera che stanno dando ottimi risultati soprattutto in qualche zona particolarmente vocata, sui Colli Bolognesi è coltivato il - che si ritrova nel Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOCG -, storico vitigno a bacca bianca dal notevole potenziale qualitativo. pignoletto A differenza dell'Emilia, dove si prediligono vini vivaci e frizzanti, la ha un panorama enologico caratterizzato da . Il vitigno a bacca nera più coltivato è il , che soprattutto in alcune Riserve sta dando grandi soddisfazioni. Romagna vini fermi e più strutturati sangiovese Tra quelli a bacca bianca i più importanti sono il e , vitigno autoctono apprezzato da secoli, dal quale si ottiene l’ottimo Passito, che rientra nella DOCG Romagna Albana. trebbiano romagnolo l'albana Scendendo lungo il litorale adriatico si arriva nelle , legate a doppio filo al , che dà vini perfetti nel più classico degli abbinamenti con i prodotti del mare e che sta cambiando immagine, affacciandosi nel panorama enologico con una nuova identità sensoriale, più strutturata, elegante e ricca di profumi. Nelle Marche è presente anche l'interessante Verdicchio di Matelica, prodotto nell'Alta Valle Camerina. Castelli di Jesi Verdicchio Riserva e Verdicchio di Matelica Riserva sono DOCG. Marche verdicchio Nel 2011 la produzione di vini marchigiani è stata di circa 741.000 hl, con prevalenza di quelli bianchi. Sulla scena dominata per decenni dal si stanno inserendo altri protagonisti, soprattutto a bacca nera, come il , vitigni-base per la produzione rispettivamente della DOCG , considerato il migliore vino rosso della regione e del Rosso Piceno Superiore. verdicchio montepulciano e il sangiovese Conero Un altro vino che si fa notare per la qualità è il Pinot nero della sottozona Focara dei Colli Pesaresi, ottenuto da un vitigno insolito a queste latitudini. Una chicca è il , vino rosso prodotto in un fazzoletto di terra in provincia di Ancona, elaborato dall'omonimo vitigno anche come Passito. Lacrima di Morro d'Alba Un altro vino che merita di essere ricordato perché unico nel suo genere è la DOCG , spumante rosso amabile o dolce, ottenuto soprattutto con il vitigno omonimo, i cui grappoli sono in parte sottoposti ad appassimento e a una successiva spumantizzazione in autoclave. Anche Offida, con le tipologie Passerina, Pecorino e Rosso ha ricevuto la DOCG. Vernaccia di Serrapetrona Un passo verso il centro della penisola e si arriva nel , , che ha avuto fin dai tempi degli Etruschi una grande vocazione per la viticoltura, grazie al clima favorevole, alle valli riparate dalle catene montuose e a una piovosità ben distribuita nell'arco dell'anno. cuore verde d'Italia l'Umbria La produzione nel 2011 è stata di circa 860.000 hl di vino, soprattutto bianco, a partire da , oltre che da qualche internazionale, tra i quali lo , con ottimi risultati. trebbiano toscano, grechetto, malvasia bianca lunga, verdello chardonnay Un tempo legata solo al famoso , DOC condivisa con il Lazio, negli ultimi anni l'Umbria ha colto importanti successi con due vini rossi riconosciuti DOCG, il . Il primo è ottenuto soprattutto da , il secondo dall'autoctono , che ha nella tannicità la sua caratteristica più emblematica. Il Montefalco Sagrantino è prodotto anche nella versione Passito, vino da di grande personalità e con un grande potenziale ancora da esprimere. Orvieto Torgiano Rosso Riserva e il Montefalco Sagrantino sangiovese sagrantino dessert Altri vitigni coltivati in questa regione, che stanno migliorando il livello qualitativo medio, sono montepulciano, ciliegiolo, barbera, merlot, gamay e alicante. Sul versante tirrenico si incontra , favorito da un clima mite e costante, terreni prevalentemente di origine vulcanica e colline famose già al tempo dei Romani. il Lazio La produzione nel 2011 è stata di circa 1.205.000 hl, concentrata per circa 1/3 nella zona dei , soprattutto da , che coprono più del 75% del vigneto, in particolare (30%) e (30%), oltre all'autoctono (5%). L'origine della popolosa famiglia dei trebbiani si perde nella notte dei tempi; già Plinio scriveva di uva e di vino , in Toscana e nel Lazio. Castelli Romani uve a bacca bianca malvasie trebbiani bellone trebulanum L'altrettanto numerosa famiglia delle malvasie ha invece origini greche; il nome deriva da Monemvasia, città dalla quale i Veneziani importarono il vitigno, prima sull'isola di Creta, allora Candia, loro possedimento dal 1202, poi in Italia. Seppure in percentuale inferiore, sono coltivati anche vitigni a bacca nera, come , , , , , , . ciliegiolo montepulciano merlot cabernet syrah barbera cesanese comune e di Affile , prodotto soprattutto da cesanese di Affile e/o cesanese comune, è DOCG dal 2008, riconoscimento che nel 2012 sarà dato anche al Cannellino Superiore e al Frascati Superiore. Il Cesanese del Piglio Anche qui sono i vitigni a bacca nera internazionali a dare alcuni tra i migliori risultati. Infine si possono ricordare due produzioni particolari, l'Aleatico di Gradoli, rosso Passito di buon interesse, e il bianco Est! Est!! Est!!! di Montefiascone. Nei prossimi anni il principale obiettivo della vitivinicoltura laziale deve essere quello di migliorare il livello medio dei vini prodotti, perseguito con impegno e raggiunto ancora da pochi produttori. , dicevano i Latini, e certamente il dio del vino doveva avere una speciale predilezione per , regione che visse momenti gloriosi per la sua viticoltura, testimoniati e immortalati da diversi scrittori dell'epoca. Bacchus amat colles l'Abruzzo Anche oggi la produzione di vino ha un grande peso nell'economia regionale e parecchi sono gli sforzi per dare impulso e modernità a un potenziale qualitativo non ancora del tutto espresso. Rispetto a qualche tempo fa, quando l'Abruzzo era soprattutto un grosso serbatoio di mosti e di vini da taglio, le cose sono cambiate, grazie a qualche produttore che ha portato alcuni vini ottenuti da , i due vitigni che dominano il vigneto abruzzese, a competere con i migliori prodotti della nazione. montepulciano e trebbiano Eleganti e concentrati, ricchi di profumi e strutturati, non hanno nulla a che vedere con i prodotti che un tempo erano esportati in molte regioni settentrionali solo per arricchire il grado zuccherino dei mosti o il titolo alcolometrico dei vini. Sotto il profilo quantitativo la regione si mantiene su ottimi livelli, con circa 2.283.000 hl di vino prodotti nel 2011. I vini a Denominazione di Origine si trovano nelle zone degli altipiani della valle Peligna, del versante orientale del Gran Sasso e delle Colline Teramane, dove il , vitigno a bacca nera che copre quasi la metà del vigneto abruzze se, il trebbiano toscano e il trebbiano abruzzese, molto vicino al bombino bianco, hanno trovato l'ambiente migliore per esprimere le loro qualità. montepulciano è stato riconosciuto DOCG nel 2003. Il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Il piccolo, attiguo , non ha invece ancora trovato modo di sfruttare al meglio il suo potenziale. Clima, terreno e altitudine sono ideali per la coltivazione della vite, ma gli alti costi di produzione, la bassa redditività e una produzione che registra una delle rese più basse di tutto il paese, allontanano l'uomo dalla vigna. Anche la produzione è bassissima e nel 2011 è stata di 255.000 hl di vino, ottenuti in particolare da . Molise sangiovese, montepulciano e aglianico, con un po' di cabernet, pinot nero e barbera, oltre a ciliegiolo e tintilia Tra i vitigni a bacca bianca si trovano soprattutto , oltre a . trebbiano toscano e abruzzese, malvasia bianca di Candia pinot bianco e grigio, chardonnay, bombino bianco e moscato bianco Situazione completamente diversa è quella della , dove la vite ha origini antichissime, antecedenti l'epoca romana e forse anche quella greca. Campania Tangibile testimonianza di questo legame con il passato è la forma di allevamento di origine etrusca, la suggestiva . Ancora usata per la coltivazione ad Aversa, nel nord della regione, permette uno sviluppo molto espanso in altezza, con grande produttività. La vite, caso unico al mondo con l'eccezione di qualche zona del nord del Portogallo, si arrampica sugli alberi fino ad altezze incredibili, trasformando la vendemmia in una prova di acrobazia, con scale di oltre 20 metri. Nel sud della regione è più utilizzato il sistema greco ad alberello basso, con vigorose potature e produttività piuttosto scarsa. alberata dell'asprinio Oltre all'asprinio, anche gli altri vitigni più coltivati hanno origine antica, come , derivante dalla vite ellenica introdotta dai Greci, dal quale si ottiene uno dei vini più strutturati e longevi di tutta la produzione nazionale, il DOCG, riconoscimento ricevuto anche dall’Aglianico del Taburno. l'aglianico Taurasi Alcuni vini bianchi campani si presentano in una lucente veste dorata. Anche due vitigni a bacca bianca hanno origini antiche, il giunto dalla Tessaglia e il , probabilmente con radici ancora più remote, legate ai Fenici. Oggi, sia il sono DOCG. greco fiano Fiano di Avellino sia il Greco di Tufo Altri vitigni autoctoni a bacca bianca sono , mentre tra quelli a bacca nera si trovano , il cui nome curioso deriva dalla forma del racimolo, che assomiglia al piede del colombo. biancolella, forastera, coda di volpe e falanghina sciascinoso, casavecchia e piedirosso o per'e palummo o piede di colombo Anche in questa regione non mancano vitigni provenienti da altre regioni italiane o straniere, come .  sangiovese, aglianico, cabernet sauvignon e barbera La produzione complessiva, nel 2011, è stata di circa 1.726.000 hl di vino, con netta prevalenza dei rossi. Un'altra regione che ha subito l'influenza della cultura greca e poi di quella romana è . Definita un tempo la cantina d'Italia, a causa dell'elevata produzione di vini da taglio e comuni, questa regione si sta impegnando per migliorare il livello qualitativo dei propri vini, che in alcuni casi, seppure molto rari, raggiungono ottime valutazioni. la Puglia La produzione è tra le più alte del paese, con 5.342.000 hl di vino nel 2011, che la pone al secondo posto in Italia, dopo il Veneto. I vitigni più coltivati sono soprattutto , che coprono circa i 2/3 del vigneto pugliese, in particolare - forse imparentato con lo zinfandel californiano - e nelle province di Lecce e Taranto, mentre il è più diffuso nel foggiano. Il Primitivo di Manduria Dolce Naturale è stato riconosciuto DOCG. a bacca nera negro amaro, primitivo malvasie nere sangiovese Tra quelli a bacca bianca, sono i più importanti nella valle d'Itria, mentre la zona di San Severo è la culla del . verdeca e bianco d'Alessano bombino bianco I vitigni coltivati nelle diverse zone pugliesi sono molto numerosi, distribuiti in funzione delle caratteristiche del terreno e del clima, con i migliori risultati in quelle collinari, peraltro non molto estese in questa regione. Anche qui non mancano alcuni vitigni di importazione, soprattutto in provincia di Bari, con vigneti coltivati a . chardonnay, sauvignon, pinot bianco e nero Molto conosciuti e apprezzati sono i vini , ottenuti principalmente da , che danno una delicata aromaticità. rosati del Salento negro amaro e malvasie nere di Lecce e Brindisi Altrettanto famoso è il , riconosciuto DOCG nelle tipologie Bombino Nero, Nero di Troia Riserva e Rosso Riserva. Castel del Monte Il vino bianco più prodotto e conosciuto anche fuori regione è il Locorotondo, mentre tra i vini da dessert il , ottenuto dal , esprime bene le doti di aromaticità di questo vitigno. Moscato di Trani moscato bianco Nell'antichità ha fortemente risentito dell'influenza greca, come testimoniano l'ancora diffuso allevamento ad alberello e il vitigno più coltivato, , che identifica in modo assoluto l'enologia di questa regione. Le zone più vocate si trovano sulle colline del Vulture, con terreni vulcanici e altissime densità d’impianto, dove ha trovato l' ideale per dare grappoli succosi impiegati nella produzione , uno dei più grandi vini italiani, che solo negli ultimi anni sta ricevendo i dovuti riconoscimenti. L'Aglianico del Vulture Superiore è l'unica DOCG della regione, mentre le DOC sono Aglianico del Vulture, Terre dell’Alta Val d’Agri, Matera e Grottino di Roccanova. Il particolare microclima alpino di questo territorio, con estati brevi, inverni rigidi e lunghi, frequenti gelate e i vitigni internazionali coltivati a circa 600 m, danno vini dal carattere forte e ben strutturato. la Basilicata l'aglianico habitat dell'Aglianico del Vulture Nel 2011 la produzione di vino in Basilicata è stata di circa 120.000 hl, ma quello che colpisce è la più bassa resa nazionale, con circa 5 t/ha. , che vanta una tradizione enologica che riporta alla civiltà greca, ha vissuto  La Calabria lunghi momenti di appannamento, dai quali non si è ancora del tutto ripresa, nonostante  l'impegno e la capacità di pochi produttori che stanno operando ad alti livelli. Vigneto impiantato ad alberello Oggi la vite è coltivata soprattutto in alcune zone vicine al mare, con una produzione complessiva, nel 2011, di circa 302.000 hl, soprattutto di vini rossi. Il vitigno più coltivato è il , che rappresenta più di 1/4 della produzione a bacca nera, mentre il è il più importante tra quelli a bacca bianca. gaglioppo greco bianco Entrambi sono impiegati nella produzione dei vini , , i più famosi della regione. Nelle aree interne merita un cenno la produzione della DOC Pollino, a base , mentre verso la punta estrema della regione, dal si ottiene il , vino Passito tanto delizioso quanto raro. Cirò Bianco Rosato e Rosso gaglioppo e greco nero greco bianco Greco di Bianco Oltre lo stretto di Messina, si sta mettendo in luce non solo per la grande produzione, che nel 2011 ha dato circa 4.823.000 hl di vino, per 3/4 bianchi, ma soprattutto per alcuni vini di assoluta eccellenza, legati sia a vitigni autoctoni come , sia ad alcuni internazionali come . Nel 2005 è stato riconosciuto DOCG. la Sicilia il nero d'avola e l'inzolia cabernet sauvignon, merlot, syrah e chardonnay il Cerasuolo di Vittoria La viticoltura si sviluppa soprattutto nella zona occidentale e in provincia di Trapani, terra del Marsala, si trova più del 50% della superficie vitata. Strano caso, quello del . Molto apprezzato un tempo, caduto in disgrazia negli anni '60 per una pesante caduta di immagine, per merito di un più recente e preciso disciplinare sta cercando di rinverdire le fortune del passato, ma finora i risultati non sono quelli sperati. Marsala I vitigni a bacca bianca più caratteristici sono i , , che sono la base per la produzione della maggior parte dei vini bianchi. catarratti l'inzolia o ansonica, il grecanico dorato, il damaschino e il grillo Tra quelli a bacca nera si possono citare , , , che danno risultati molto incoraggianti in diverse zone. Anche se si fa apprezzare per alcuni grandi vini secchi, la Sicilia è ancora molto amata per i colori dorati dei suoi , per le loro sfumature aromatiche e la vellutata morbidezza del gusto, inconfondibili nella Malvasia delle Lipari e nel Moscato Passito di Pantelleria, ottenuto da . il calabrese o nero d'Avola il nerello mascalese il perricone o pignatello e il frappato dolcissimi vini da dessert zibibbo o moscato d'Alessandria Questo viaggio tra i vigneti italiani si conclude in , dopo aver dimostrato quanto possa essere vario il patrimonio vitivinicolo del nostro paese e stimolante la sua continua e approfondita ricerca. Sardegna Numerosi vini sardi testimoniano l'influenza delle culture dei Fenici, dei Cartaginesi, dei Romani e degli Spagnoli, frutto anche dell'importazione di vitigni da luoghi lontani. Nei secoli, alcuni vini hanno assunto fisionomie particolari, come il Cannonau di Sardegna e , quest'ultimo con un'evoluzione molto lunga che lo arricchisce di sfumature profumate di frutta secca, miele, spezie e smalto. la Vernaccia di Oristano Nel 2011 la produzione è stata di circa 486.000 hl, con una recente inversione di tendenza, orientata non più solo verso vini rossi ad alto titolo alcolometrico, ma anche verso bianchi più fini ed eleganti, dei quali il maggiore testimone è DOCG. il Vermentino di Gallura Nella vitivinicoltura di questa regione si possono osservare due indirizzi precisi: il primo è quello che molti vini sono elaborati da , il secondo che alcune e arrivano a occupare l'intero territorio vitato. monovitigno denominazioni sono molto estese I vitigni a bacca nera più significativi sono gli autoctoni , rivalutati di recente, oltre a , mentre tra quelli a bacca bianca prevalgono . cannonau e bovale monica, pascale e carignano vermentino e vernaccia di Oristano Anche in Sardegna, come in Sicilia, è interessante la produzione di vini da , presenti in quasi tutte le numerose denominazioni, tra i quali si possono ricordare quelli ottenuti da , come il Moscato di Sorso-Sennori e la Malvasia di Bosa. dessert moscato e malvasia Nella splendida isola di Pantelleria lo zibibbo trova l’ambiente ideale per dare i suoi frutti migliori. I VINI A DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA E GARANTITA I VINI A DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA