LA sciabolata

SE CI GIRANO
GLI ORANGE

di Matteo Guidorizzi

Ci sono opinioni discordanti su questi vini orange e anche noi bravi sommelier ci dividiamo tra gli entusiasti, i prudenti e quelli che li guardano come alieni. Sono vini alternativi, ultimamente li incontriamo con maggior frequenza, spesso accompagnati da grandi anfore che abbiamo visto materializzarsi in molte cantine, simili a buffe matrioske ancora da ridipingere. Qualche proclama di un ritorno alle origini, qualche nuovo guru che predica di un ennesimo paradiso terrestre perduto (che sbadata la nostra Umanità!) che si trovava nelle lontane terre di Georgia ed Armenia, dove nei qvervi di terracotta il vino nacque cinquemila anni fa, tutto vinificato, anche il bianco, con bucce e talvolta con raspi. Per altri si tratta invece di una moda banale, per me è uno dei modi di produrre e affinare il vino, uno dei molti: previo appassimento, solo vetro o acciaio, botti di diversi legni, cemento, perché niente anfore o niente bucce coi bianchi?

Noi italiani siamo tra i maggiori protagonisti delle mode nel mondo, perché noi, artigiani senza rivali, non dovremmo accettare la sfida e cercare di fare meglio di qualche contadino caucasico fermo ai babilonesi di Hammurabi?


Certo che sono favorevole agli orange, sono una possibilità economica e contemplano talmente tante varianti che non possono non stuzzicare la curiosità dei nostri produttori più eclettici.

Se ci sono novità, nuovi modi di determinare o riproporre il vino, noi italiani dobbiamo esserci e giocare la nostra abilità. Con la nostra fantasia possiamo fare di più e meglio, magari possiamo prendere lo stesso vino orange e per un anno buttarne qualche anfora nel mare a 100 metri di profondità, perché senta il canto delle balene; chiudere altre anfore nelle viscere delle grotte dei Piani Eterni (-1052 metri, Dolomiti Bellunesi), perché il vino scansi il vento solare; mandarne qualche matrioska in orbita intorno alla terra perché incontri le onde gravitazionali, lasciarne qualcun’altra a Delfi, dove c’era l’antico oracolo greco e la sacra pietra ombelico del mondo, perché il sentimento del divino santifichi il vino.

Cosa paghereste alla fine per degustare tutti questi orange alla cieca, magari serviti da bravi Sommelier AIS vestiti da antichi babilonesi?