UN MARE DI BIRRA - Un viaggio tra i migliori birrifici veneti

focus UN MARE DI BIRRA di Davide Cocco Non solo cantine, il birraturismo è la nuova tendenza. Viaggio in Veneto da ovest a est alla scoperta dei nostri microbirrifici Un viaggio in Veneto diverso dal solito Veneto. Terra ricca di vini di qualità e di quantità, dall’alto dei suoi quasi 10 milioni di ettolitri prodotti ogni anno. Ci vengono a trovare da tutto il mondo per visitare i territori da cui nascono vini che risuonano nelle carte di tutti i ristoranti del mondo: Prosecco, Amarone, Soave, solo per citare i nomi più noti. Eppure anche in Veneto la birra nel tempo ha saputo ricavarsi diversi spazi, dimostrando, come già avvenuto in Piemonte, che anche in terre di grandi vini si possono fare grandi birre. Tralasciando, per questa volta, il glorioso passato di marchi storici come Pedavena e il redivivo Itala Pilsen, ci concentriamo su quanto di meglio può offff rire il panorama brassicolo regionale in termini di birra artigianale, in un ipotetico viaggio da ovest verso est. Prendendo come riferimento quella grande arteria che collega il nord Italia che è l’autostrada A4, cerchiamo di dare qualche spunto a chi, voglioso di approfondire il mondo della birra veneta, decida di visitare le nostre eccellenze birrarie artigiane. Le taproom di Benaco 70 VERONA, DOVE REGNÒ CANGRANDE Partendo dalla provincia che fu il regno degli scaligeri, la prima tappa ci porta a Bussolengo, dove oggi regnano - dal punto di vista birrario - Mauro Salaorni e Christian Superbi. Sono loro il cuore del Birrificio Mastino, prima conosciuto come Birrifi cio Scaligero e oggi dedicato alla fi gura proprio di Mastino della Scala, illustre membro della nota famiglia veronese. Gli inizi risalgono a parecchi anni fa all’interno della pizzeria, ancora in attività, della famiglia Salaorni a Mezzane di Sotto. Oggi il moderno impianto è ospitato a Bussolengo, dopo una lunga parentesi a San Martino Buon Albergo. La nuova struttura ospita anche un beershop dove acquistare tutta la produzione del birrificio. Si tratta di birre che definire millimetriche non è esagerato, vista la cura e meticolosità che il birraio Mauro mette in ogni ricetta, in ogni gesto, in ogni ingrediente. Sono birre sempre molto godibili, dalla grande facilità di beva, semplici ma complesse ai palati più attenti. Provate la 1291, una delle Pils più buone d’Italia, la recente San Zen, Doppelbock rotonda e gustosa, ma anche la Monaco, una Amber Lager dal finale decisamente secco. Mastino è anche birrificio agricolo, visto che buona parte dell’orzo utilizzato viene prodotto direttamente. Il Lago di Garda invece ci regala le birre di Benaco 70, piccola realtà di Affi portata avanti da Riccardo ed Erica, asiaghesi compagni nel lavoro e nella vita e con un passato nel mondo del vino. Il nome deriva da un insieme di curiosi fattori concomitanti: Benaco 70 era infatti l'indirizzo di casa dei titolari al momento dell'apertura del birrificio e 70 era anche la somma della loro età e di quella della fi glia. Nulla insomma avviene per caso. Annessa al birrificio una piccola ma accogliente taproom che ospita spesso musica dal vivo, soprattutto nel periodo estivo quando il Lago si popola di turisti ben predisposti all’intrattenimento. A disposizione dei clienti, oltre alle birre di casa, anche taglieri di formaggi, salumi, crostoni e panini. Qui si beve semplice, ma davvero bene. Partite dalla Coloniale, interpretazione riuscitissima dello stile Kölsch tipico della città di Colonia, una birra rotonda e armonica. E se, come me, fate fatica con le birre al miele, e volete provare a riappacificarvi con lo stile, il consiglio è di dare un’opportunità alla Honey Ale, prodotto dal grande equilibrio e bevibilità. Le taproom di Crak La proposta golosa del Birrone Lisa e Andrea di Ofelia Massimo, Davide e Samuele di Luckybrews VICENZA, IL CUORE DELLA BIRRA VENETA Spostandosi in provincia di Vicenza impossibile non calare il poker d’assi, a cui si è aggiunta da poco una interessante novità. La prima tappa del nostro viaggio in terra berica è a Sovizzo, dove troviamo il birrificio Ofelia, nelle fi gure di Lisa Freschi e Andrea Signorini. Realtà tra le più solide e costanti del panorama italiano, Ofelia ha una gamma di birre realizzate con quella che io amo chiamare una "mano gentile". Sono infatti tutti prodotti riconoscibilissimi, dalla Amitabh, English IPA dalle piacevoli note terrose e pericolosa bevibilità, alla Nevermild, birra da tenere sempre al fresco (ma non troppo) per ritemprarsi dopo una dura giornata di lavoro. Se invece siete amanti delle birre fresche e rinfrescanti potete scegliere fra la Beergamotta, una Summer Session Ale aromatizzata con le bucce di bergamotto, o la Speltina, Blanche che prevede l’utilizzo di farro Spelta coltivato a pochi passi dal birrificio. Sempre attivo lo spaccio aziendale e la taproom con tavolini all’aperto. A Vicenza città, a due passi dal casello di Vicenza Ovest, potete invece fermarvi dai giovanissimi ragazzi di Lucky Brews. Vulcanici e mai stanchi, Samuele, Davide e Massimo hanno di recente ampliato l’impianto produttivo e la taproom, che ora è decisamente confortevole e ariosa. Nella precedente taproom da pochissimo è anche attivo il Bistrot, che propone colazioni e pranzi veloci. Qui impossibile non assaggiare la Brando, ammiraglia di casa in stile American IPA, che nel tempo si è sempre dimostrata solida e godibile. Se invece amate le bevute un po’ più spensierate orientatevi sulla Franz, una Helles che però strizza l’occhio alle Dormunder Export, fragrante e fresca, o sulla Gonzo, una Session IPA dalla bassa gradazione alcolica, corpo esile, ma luppolatura generosa ed equilibrata. E se ritorna concedetevi anche un paio di pinte di Pils, concepita in pure stile boemo. Lasciata Vicenza, il consiglio è quella di fare una piccola deviazione in Val Leogra, nella strada che collega Vicenza città a Schio, per far visita a Simone Dal Cortivo e al suo Birrone. Anima e cuore da sempre dell’azienda, Simone nel 2014 si è aggiudicato il premio di Birraio dell’Anno. Sono tante le birre che fa uscire dall’impianto del Birrone, da alcuni anni ampliato e rinnovato fi no a diventare uno dei più grandi in Italia nell’ambito della birra artigianale. Il consiglio è quello di assaggiare le sue produzioni più classiche, partendo da quella che è la birra più semplice di tutto il catalogo: la SS46, una Helles di facile beva, dal naso dolce e grande bevibilità. Se invece siete amanti dell’amaro è meglio spostarsi sulla Brusca, una Pils dal finale infinito, anche se il mio cuore è da sempre rapito dalla Cibus, Weizenbock calda, godibile e nutriente, tanto da meritarsi l’appellativo di "cibo liquido". Le birre del Birrone danno il meglio alla spina, meglio ancora se nel locale adiacente allo stabilimento produttivo, dove è ogni giorno in funzione un impianto a 12 vie. Si può anche mangiare qualcosa. Tornando verso sud, imbocchiamo la riviera berica e andiamo verso i Colli Berici fi no a Villaga. Una stretta strada di campagna vi porterà all’azienda agricola Siemàn. Le sei mani sono quelle dei fratelli Filippini: Marco, Daniele e Andrea, che nel 2014 iniziano l’avventura come cantina vitivinicola dedita a produrre vini secondo la filosofia naturale. Ma Andrea arriva da un’esperienza di 12 anni da homebrewer e li vuole far fruttare. Così nel 2017 - durante il periodo invernale, povero di lavori in vigna e in cantina - parte la prima cotta. Sono birre dalla spiccata nota acida, fermentate a partire da un realizzato con le uve aziendali e alimentato regolarmente con il mosto delle birre e che trascorrono quindici i mesi in botte per arricchire il loro profilo organolettico. Da provare la Funky Rose, dal bellissimo colore rosato donatole dall’utilizzo nella ricetta di uve tai rosso, ma anche la Istà, Farmhouse Ale con farro e frumento. Una birra succosa e dissetante, perfetta per una merenda all’ombra del sole estivo. pied de cuve Terminiamo il nostro viaggio berico con una novità: è attivo da pochissimo un birrificio che sta già facendo parlare di sé. In Contrà Biancara a Gambellara ha infatti iniziato a sfornare le prime cotte il Birrificio Agricolo Sorio, dove Mirko Boggian e Giacomo Maule utilizzano le materie prime autoprodotte per dare vita a sei birre di ispirazione principalmente tedesca, che comprendono una curiosa Gose IGA, dove la garganega utilizzata nella ricetta arriva dall’azienda La Biancara di papà Angiolino e del fratello Alessandro. Giacomo e Mirco del nuovo Birrificio Agricolo Sorio UNIONBIRRAI Uniti si vince Unionbirrai è un'associazione nata nel 1999 per tutelare e promuovere i Piccoli Produttori Indipendenti di Birra nel nostro paese. Dal 2005 organizza "Birra dell'Anno", il concorso che premia le migliori birre artigianali italiane. Sempre dallo stesso anno è anche Membro effettivo dell'EBCU - European Beer Consumers Union, dove oggi è anche componente del Comitato Direttivo. Nel 2008 partecipa attivamente ai tavoli tecnici necessari all'adeguamento normativo relativo alla produzione birraria nel nostro paese. Oggi Unionbirrai conta 290 piccoli birrifici associati in tutto il paese. fonte: Microbirrifici.org PADOVA, DOVE IL LUPPOLO È STILOSO Riprendendo l’A4 e dirigendosi verso est arriviamo in provincia di Padova. Qui uno dei progetti più interessanti degli ultimi anni si chiama Crak. Un birrificio nato nel 2015 dall’esperienza maturata da Anthony e Marco nella beer firm Olmo. Anche qui ci troviamo di fronte a un birrificio agricolo, in grado di produrre buona parte delle materie prime utilizzate, ma soprattutto di un birrificio che ama definirsi indipendente. È del 2020 infatti l’annuncio di rinunciare a qualsiasi tipo di intermediario e di gestire direttamente la distribuzione delle birre prodotte, rispettando la catena del freddo. La produzione è davvero vasta, tra collaborazioni e sperimentazioni, ma tutte le birre sono accomunate da un uso molto importante del luppolo e quasi sempre dall’utilizzo della lattina come contenitore. Nella linea base da assaggiare la Guerrilla, IPA dal naso esotico e finale decisamente secco, la Mundaka, birra da grandi sessioni di bevuta dove un sorso segue l’altro senza mai stancare, o la New Zealand, gustosa e rotonda al sorso, con un equilibrio cremoso tra amaro e aroma. Il birrificio ha anche due taproom molto di tendenza. La prima si trova nei locali del birrificio, mentre la seconda, più recente, trova spazio in un antico casale rurale alle porte di Padova, con un grande giardino. Qui si beve, si mangia e ci si possono ovviamente portare a casa le creazioni del birrificio. UN ESERCITO DI HOMEBREWERS E non sai cosa bevi "È esente da accisa la birra prodotta da un privato e consumata dallo stesso produttore, dai suoi famigliari e dai suoi ospiti, a condizione che non formi oggetto di alcuna attività di vendita". È grazie all’articolo 34 comma 3 del Decreto Legislativo n. 504 del 26/10/95 che in Italia è legale produrre birra per autoconsumo tra le mura di casa. O meglio, nel garage di casa, dove sono cresciuti, tra errori e capolavori, tanti birrai del nostro paese. Non ci sono numeri uffi ciali, ma tutti abbiamo un amico che produce birra per gli amici. Anche se - alle volte - sarebbe meglio non averlo. Fonte: Microbirrifici.org A TREVISO LA BIRRA FA 32 Lasciandoci alle spalle la provincia patavina prendiamo le strade spesso trafficate che ci conducono verso la terra trevigiana, Pedemontana permettendo. Qui ci immergiamo nella storia del movimento della birra artigianale italiana con 32 Via dei Birrai. Siamo nel regno di Fabiano Toffoli, il birraio che ha fondato il birrificio nel 2006 assieme ai soci Alessandro Zili e Loreno Michielin. E siamo nel regno dell’alta fermentazione, con una chiara impronta di ispirazione belga, viste anche le origini di Fabiano. Difficile non aver notato le loro birre almeno una volta, su qualche scaffale, in qualche locale: il packaging è infatti da sempre molto curato e ricco di colori vivaci. La gamma è vasta, con birre che sanno osare quando serve, tutte disponibili esclusivamente in bottiglia, nel formato da 75 cl. Interessanti anche i loro progetti che investono sul territorio, come la coltivazione di luppolo sui Colli Asolani, l'utilizzo di coriandolo italiano e di farro marchigiano da filiera certificata. Partite semplici con la Tre+Due, nata per celebrare nel 2011 i cinque anni di vita del birrificio. Una birra dalla bassa gradazione alcolica (3,2%), fresca e dalla grande bevibilità, ma per nulla banale. La Oppale è invece uno dei grandi classici della birra artigianale italiana, che si è saputa imporre nel tempo nella memoria degli appassionati. Profuma di pomeriggi estivi, di fi ori e di frutta matura, mentre in bocca è perfetta la gestione dell’amaro. Impossibile infine non citare la Audace, dal naso di canditi, dalla struttura importante, dalla carbonatazione finissima e dai ricordi di arancia. Di più recente fondazione il birrificio Bradipongo, condotto dai giovani, affiati e agguerriti Anna e Andrea. Siamo a Colle Umberto, piccolo paesino a due passi da Conegliano e Vittorio Veneto, in piena zona prosecchista. Dotato di una accogliente e ben strutturata taproom, questo birrificio della marca trevigiana presenta una gamma di birre dall’impronta personale molto riconoscibile e dalla grande bevibilità. Una nota di merito qui scappa per l'utilizzo di malto dei Colli Euganei e luppolo del Grappa nella loro birra classica Franzisca. Da assaggiare assolutamente la Mafalda, birra storica e in assoluto la preferita dai clienti abituali della taproom. Birra floreale, di polpa e sostanza, e grande godibilità. Se avete la fortuna di passare quanto lo fanno, provatela spinata a pompa. Se invece siete amanti del luppolo americano, fatevi incuriosire dalla simpatica (per il nome) BradIPA, una India Pale Ale priva di grandi complicazioni, ma dalla intrigante piacevolezza. Chiudete con una corroborante Bock. Alessandro, Fabiano e Loreno di 32 Via dei Birrai. Christian e Mauro di Mastino Erica e Riccardo di Benaco 70 la BradIPA di Bradipongo A VENEZIA L’ACQUA DIVENTA BIRRA Il nostro viaggio termina in laguna, o almeno non molto distante da essa. A Maerne di Martellago troviamo il BAV, Birrificio Artigianale Veneziano, che sempre più tende e vuole identificarsi con la città lagunare. Cinque birre fisse e molte stagionali sono alla base della filosofia produttiva, che vuole recuperare l’attaccamento al tempo che passa nel rispetto del periodo dell’anno, delle sue temperature e atmosfere. La gamma - comprese le stagionali - è molto ampia, le birre quasi tutte ad alta fermentazione, interpretate con rigore e voglia continua di migliorarsi. Le più riuscite espressioni del birrificio si ritrovano nelle birre più alcoliche e complesse. Su tutte la Furia, una Scotch Ale da quasi 8 gradi alcool dal grande equilibrio, a dispetto del nome, con molto caramello e poco amaro. Ma se preferite birre meno impegnative buttatevi sulla Dritta, birra dal naso dolce, con note tropicali e corpo poco pronunciato. Da bere in quantità. La Negà di Siemàn