Vanduja. Bacco, De Bacco, la pavana e “le pene dell’inferno”. Non è il ritornello di una filastrocca, ma il filo conduttore, per Valentina e Marco, nell’intraprendere i sentieri irti della viticoltura bellunese. Curiosità di riscoprire l’occupazione degli avi e caparbia determinazione dei giovani sono il mix che ha spinto al recupero delle vigne nei piccoli appezzamenti originari, ripidi e ghiaiosi, adagiati nella conca di Feltre. Salvare e valorizzare il patrimonio di unicità, rimoltiplicandone le varietà antiche e identitarie come la pavana, la missione dei De Bacco, che si traduce nel Vanduja. Fino al 2014 quasi sempre con piccoli apporti di gata, come da tradizione, a seguire in purezza.
