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VANDUJA
Missione pavana.

di Angela Rech

Vanduja. Bacco, De Bacco, la pavana e “le pene dell’inferno”. Non è il ritornello di una filastrocca, ma il filo conduttore, per Valentina e Marco, nell’intraprendere i sentieri irti della viticoltura bellunese. Curiosità di riscoprire l’occupazione degli avi e caparbia determinazione dei giovani sono il mix che ha spinto al recupero delle vigne nei piccoli appezzamenti originari, ripidi e ghiaiosi, adagiati nella conca di Feltre. Salvare e valorizzare il patrimonio di unicità, rimoltiplicandone le varietà antiche e identitarie come la pavana, la missione dei De Bacco, che si traduce nel Vanduja. Fino al 2014 quasi sempre con piccoli apporti di gata, come da tradizione, a seguire in purezza.


2019

Vivide trasparenze e colore rubino generosamente carminio; il dinamico movimento introduce da subito sentori floreali di rosa e tocchi di lavanda; la ciliegia succosa e il ribes rosso si fondono in un infuso di karkadè dai tocchi speziati di pepe rosa e chiodi di garofano. Suggestioni di sottobosco e legno di liquirizia. Fresco e teso all’assaggio, l’incedere della trama sapida si palesa prima del tannino, mite ma presente, a rendere giovane e raffinato il ricordo intrecciato di note vegetali e piccoli frutti.


2016

Le nuance del rubino dalla trama decisa conservano integra la vivacità del tono. Il corredo appena timido dall’esordio di cipria ci conduce piano tra mora, succo di melograno, confettura di ciliegie e zeste d’arancia; la cornice quasi balsamica si declina nei toni mentolati e di alloro, senza celare vegetale di sottobosco e petali di rosa peonia. Il sorso trasporta e coinvolge senza indugi; la leggera avvolgenza che raccoglie la freschezza, dinamica ma accomodante, è ritmata da tocchi sapidi e tannino fine. Assaggio elegante, fine compagnia di spezie.