informazione pubblicitaria UN'ESPRESSIONE DI ALTA COLLINA TRA VALLI E VENTO I luoghi dell’Appassimento Monte Zovo Nella Pedemontana veronese, a pochi chilometri dalla città, dolci colline e un paesaggio ricco di percorsi naturalistici, tra ville, uliveti, boschi, fanno da cornice al Fruttaio e ai vigneti. La strada è quella che porta a Nord, ai Monti Lessini e che separa, come un naturale confine, la Valle di Mezzane dalla Val d’Illasi. È qui che, all’inizio degli anni Duemila, Diego Cottini e la moglie Annalberta decidono di spostarsi dalla zona Classica, terra di origine della famiglia, a quella Orientale. A 500 metri s.l.m., in un’area costantemente ventilata, si trova il moderno impianto (Fruttaio), di proprietà della famiglia Cottini, dedicato all’Appassimento delle uve destinate alla produzione dei grandi Rossi Monte Zovo della Valpolicella. La delicata fase della messa a riposo è seguita in ogni momento attraverso severi e costanti controlli di qualità da parte di Diego e dello staff tecnico. Il controllo dell’umidità permette di ottenere uve sane, immuni da muffe o botritis. L’aria viene fatta entrare attraverso le finestre, disposte su tutti i lati, e, grazie ai ventilatori, fatta circolare tra le cassette. L’energia utilizzata è pulita e autoprodotta attraverso i pannelli fotovoltaici, installati nel corso del 2023: essi sono stati studiati per produrre e compensare l’energia consumata proprio nella fase di appassimento. Una scelta che segue la filosofia ecologica e sostenibile della famiglia Cottini. Il cambiamento più evidente nei grappoli di Corvina, Corvinone e Rondinella, è fisico e riguarda la disidratazione del graspo prima e degli acini poi. Una tecnica, quella della messa a riposo, che da oltre 1.500 anni identifica la comunità della Valpolicella e che ora ambisce al riconoscimento di patrimonio immateriale Unesco, candidatura annunciata ufficialmente lo scorso 4 febbraio 2023 in apertura di Amarone Opera Prima. L’Amarone Monte Zovo è un rosso strutturato, elegante e complesso, fiero delle sue origini d’alta collina. Foglie secche, carruba, amaro alle erbe e tocco tostato con polvere di caffè e cacao, quindi pepe nero. Il frutto si fa attendere per emergere, ma poi si allarga al palato tra austerità e seduzione, con cospicua coltre morbido-alcolica e trama tannica e acida integrante (da Vitae – La Guida Vini 2023).