È come un vigile fin troppo scrupoloso che ti chiede carta d’identità, patente e libretto di circolazione. Ma visto che c’è, va in cerca di altri particolari: il codice fiscale, una scheda anagrafica dettagliata con età, statura, peso, segni particolari. Insomma, tutto quel che serve a identificarti. Solo che qui non parliamo di persone, ma di vini. Non di un poliziotto municipale decisamente invadente, ma dei tecnici dei Colli orientali del Friuli, che hanno analizzato in lungo e in largo i terreni per arrivare a una mappa del territorio vitato la più completa possibile. Il lavoro è durato più di dieci anni, ma ne valeva decisamente la pena. Oggi quella grande mappa digitale fa bella mostra di sé nella sede del Consorzio doc Friuli Colli Orientali (in sigla Fco) ed è diventata l’indispensabile piattaforma per far partire il progetto della Tasting Academy, avviato nel marzo del 2021 e già apprezzato – in base ai dati del dicembre 2021 – da circa settecento persone, che si sono prenotate per una degustazione decisamente fuori dal comune. Non ci sono infatti – come spiega Matteo Bellotto, responsabile del progetto e consulente del Consorzio – altri esempi del genere in Italia.
Per provare l’esperienza Tasting basta raggiungere Corno di Rosazzo, il paese dei Colli orientali che si trova nel più importante crocevia del vino made in Fvg: da qui basta poco per sconfinare nel Collio, a Dolegna e Brazzano di Cormons, o nei vigneti delle Grave e della doc Isonzo. Il Consorzio Fco ha già più di cinquant’anni di storia alle spalle – è nato nel 1970, solo sei anni dopo il primogenito Collio – e nel 2014 ha scelto di spostare qui la propria sede all’interno della settecentesca villa Nachini-Cabassi. Dove al primo piano i dispenser propongono a rotazione 32 diverse bottiglie tra quelle prodotte dai duecento viticoltori dei Colli orientali, nei duemila ettari di terreni della doc.
Il degustatore può cominciare, tanto per fare un esempio, con una Ribolla gialla e Bellotto è in grado di fargli vedere sul grande schermo digitale il luogo di nascita di quel vino, aprendo una finestra grafica che riporta tutte le informazioni sullo specifico terreno: le caratteristiche geologiche, l’altitudine, l’età delle vigne, le modalità di conduzione (tradizionale, biologico, biodinamico), il clima di quella particolare vendemmia, la fitopatologia delle ultime 15 annate. Dati che servono a Matteo – che ha una vasta cultura enologica ed è capace di trasferire le sue conoscenze all’interlocutore con l’efficacia della semplicità – per tracciare un identikit del vino che il consumatore-appassionato sta assaggiando.
Il responsabile del progetto Tasting Academy sa bene che ogni bottiglia racconta molto più di quel che c’è scritto sull’etichetta e in particolare che il semplice nome del vitigno – che troppo spesso fa da guida alle nostre scelte quando in un locale ci viene chiesto se desideriamo uno Chardonnay, un Tocai Friulano o un Merlot – dice poco rispetto alle caratteristiche e alle qualità di un vino. “Il vino – osserva Bellotto – è il prodotto di un territorio, diverso da zona a zona e di anno in anno e dovremmo valorizzare molto di più questo tipo di caratteristiche rispetto alla banale indicazione del vitigno in etichetta”.
È proprio questa la grande novità “filosofica” della Tasting Academy, al di là dell’eccellenza tecnica del lavoro di preparazione, che consente oggi di fornire dati aggiornati su ogni appezzamento di terreno dei Colli orientali. Ci si muove nella direzione del terroir, del far conoscere e del dare valore alle specificità di terreno e clima, come in molte altre aree italiane di grandi tradizioni (dalle terre del Barolo a quelle del Brunello di Montalcino) e nella gran parte delle regioni vinicole di Francia, quasi ossessionate dal desiderio di ricercare, catalogare e mettere in etichetta ogni diversa zona. Un percorso che peraltro il consorzio dei Colli orientali ha già intrapreso in passato con successo, dando vita a zone Docg specifiche per Ramandolo e Rosazzo.
Tutto il consorzio ha voluto e oggi sostiene la Tasting Academy, dal presidente Paolo Valle al direttore Mariano Paladin, fino ad Adriano Gigante, l’apprezzato viticoltore di Noax di Corno di Rosazzo che è stato a lungo alla guida dei colleghi dei Colli orientali e oggi è presidente del Consorzio delle doc del Friuli Venezia Giulia. Così, dicono i dirigenti del Consorzio, si restituisce valore alla nostra terra.
E l’effetto moltiplicatore è garantito dall’eccellenza di chi viene a immergersi nell’esperienza Tasting, se è vero che più del settanta per cento dei visitatori registrati fino a dicembre 2021 - a nove mesi dal varo dell’iniziativa, avvenuto peraltro in piena emergenza Covid - provenivano da altre regioni italiane o dall’estero e che la mappa digitale ha portato in Friuli anche la direttrice della prestigiosa Cité du vin di Bordeaux. Grazie alle moderne tecnologie di connessione da remoto - molte delle quali perfezionate durante il periodo della pandemia - è stato possibile far toccare con mano le caratteristiche dei Colli orientali anche a chi si collegava dall’estero, in video, per un istruttivo e piacevole cin cin a distanza.