Marco, il restauratore delle antiche vigne

di Vladimiro Tulisso, foto di Umberto Pellizon

C’è un giovane uomo dagli occhi curiosi e dal sorriso timido che in un fazzoletto di terra sulle colline di Savorgnano al Torre (Udine) sta edificando la propria passione per il vino. Lo aiutano la determinazione, gli studi da enologo all’istituto agrario e all’università e il ricordo del padre con cui ha condiviso la stanchezza nell’impiantare un vigneto, ma che il destino gli ha strappato prima che potessero berne assieme il primo bicchiere. Lo aiuta la cultura della fatica in cui è stato immerso fin da piccolo vestendo la tuta da lavoro regalatagli dal nonno Enzo il primo giorno d’asilo. Marco Pinat è un vignaiolo di 34 anni; un vignaiolo friulano.

La sede aziendale è un piccolo fabbricato su una radura in un bosco di acacie, castani e ciliegi selvatici che si raggiunge da un viottolo che i rumori dell’Antropocene preferiscono non discendere. C’è una piccola stanza dove Marco ama raccontare le tappe del suo viaggio nel mondo del vino. Tutto inizia nell’adolescenza in un appartamento alla periferia est di Udine dal quale vedeva partire il padre Maurizio, carpentiere meccanico (quattro decenni di lavoro nella stessa officina interrotti solo dalla morte, a 56 anni) e la mamma Mirella, impiegata alle Poste. C’erano le ore di studio e quelle del gioco sui prati del vicino parco del torrente Torre; nei giorni di festa anche con il papà, appassionato uccellatore. Il desiderio di un terreno tutto suo nasce forse dal ricordo delle corse nei campi, libero dall’oppressione delle mura condominiali. La scuola di enologia e l’università lo portano a contatto con l’agricoltura: prima il lavoro in un’azienda zootecnica, poi le vendemmie in Toscana, Collio e Carso. E ancora l’impegno come tecnico dei vigneti con una società di consulenza. Anni di lavoro mentre il sogno covava.

“Ho acquistato il primo terreno a Savognano nel 2010, a 23 anni. Un vigneto promiscuo di 0,25 ettari con degli alberi e i terrazzamenti da rifare. Con mio padre abbiano faticato molto a rimetterlo in ordine. Le viti erano irrecuperabili così abbiamo impiantato del refosco dal peduncolo rosso usando le barbatelle di una selezione massale sviluppata dalla facoltà di Agraria e dal Consorzio Colli orientali”. È l’inizio dell’esperienza di viticoltore che ora Marco coltiva assieme all’attività di enologo in una cantina del ci-vidalese: “Il mio progetto è salvare le vecchie viti raccon-ta Cerco vigne in collina, non trattorabili, esposte a sud/sud-est e con varietà autoctone. Quando trovo qualcosa di interessante chiedo ai proprietari se posso occuparmene. All’inizio c’era un po’ di sospetto, ora sanno chi sono e di-versi anziani mi cercano per offrirmi i piccoli vigneti che non riescono più a seguire”.

Si è così passati dai 2.500 metri quadri dell’inizio, ai quasi 2 ettari attuali (dei quali 4mila metri in proprietà): ci sono cinque parcelle e altrettanti proprietari. La prima annata in bottiglia è stata la 2016 con il Refosco “Massale”. Macerazioni, legno piccolo anche per le uve bianche, il tutto gestito per ora nella cantina di un amico vignaiolo: “Nelle mie bottiglie voglio che si riconosca la mano del produttore e il vigneto spiega Marco Porto in cantina il frutto migliore che l’annata ha permesso, in cantina devo solo mantenerne la qualità”. Dal 2017 in bottiglia ci vanno anche i bianchi: “Ognicost” (verduzzo secco chiamato così perché quando Marco ne parlò, dubbioso, ad Angelo Gaja, incontrato a Udine, questi lo spronò Segui i tuoi sogni a ogni costo”) e “Sorelle” dedicato alle tre anziane proprietarie del vigneto di uve tocai friulano del quale si prende cura.

Con l’aiuto di mamma e della sorella Malvina, che lo supporta alle fiere mentre l’amica Erica Magnis lo assiste con i social le 3.500 bottiglie prodotte ogni anno finiscono nei ristoranti e a clienti sempre più appassionati: “Nei miei vini c’è il territorio e ne sono orgoglioso. Spero che il mio progetto non resti un sogno romantico. La volontà è di crescere così che l’azienda diventi un lavoro a tempo pieno”. Un sogno pronto a spiccare il volo come sembra fare lo scricciolo che Marco ha disegnato in alto sulle sue etichette: un omaggio alla passione del padre per l’ornitologia e il segno costante della sua presenza.


MARCO PINAT
Via dei Vigneti, Savorgnano al Torre, Povoletto (UD)
Tel. 349 8125856 - www.marcopinatvini.com