Non è semplice e immediato, trovandosi in un pub di fronte a una pinta di pale ale, riuscire a riconoscerle il ruolo fondamentale che essa ha avuto nella storia della birra. Lo sforzo da sostenere per capire di cosa si tratti, grazie alla capacità di sintesi della lingua inglese, è davvero minimo: birra ad alta fermentazione (ale), pallida o per meglio dire chiara (pale). Definirne invece i contorni e individuare i passaggi che hanno contribuito a rendere questo stile il caposaldo di due tradizioni birrarie connesse, ma distinte come quella britannica e quella americana è altra cosa. Tra i diversi primati della pale ale c’è senza dubbio quello di essere stata il primo stile birrario “moderno”: a renderla tale, oltre al periodo di nascita – la prima metà del Settecento – c’è anche un aspetto visivo totalmente mutato grazie alle innovazioni tecnologiche portate dalla Rivoluzione Industriale. Le prime pale ale non saranno sicuramente state chiare, ma nemmeno scure come tutto ciò che era stato prodotto fino a quel momento e questo grazie all’avvento della cottura dei malti a fuoco indiretto e a temperatura controllata. Erano birre che ora definiremmo ambrate, ma che per l’epoca erano quanto di più chiaro si potesse immaginare.
Da quel momento in poi, per oltre un secolo, i birrai di tutta Europa rincorreranno i colleghi inglesi cercando in tutti i modi di avvicinarsi a quelle birre così attraenti e innovative; l’aggettivo pale, legato sin dall’origine a tali birre, in seguito è stato ed è ancora oggi utilizzato per definire anche la particolare tipologia di malto che caratterizza lo stile in questione. Sul palcoscenico dei pub inglesi la pale ale e la sua oggi ancor più celebre discendente, la India Pale Ale o più semplicemente IPA, sono state le protagoniste incontrastate per quasi due secoli, salvo poi venire relegate in una posizione secondaria a inizio Novecento con l’arrivo da oltremanica delle birre a bassa fermentazione di stampo germanico e di una tassazione sul malto che costringe i birrai a dedicarsi alla produzione di bevande sempre più leggere. Il periodo di oblio
della pale ale dura fino alla fine degli anni Settanta del Novecento quando questo stile stravolge nuovamente il mondo della birra, stavolta grazie ai birrai d’oltreoceano.
Il mondo brassicolo statunitense del secondo dopoguerra era stato dominato fino ad allora da birre cristalline, poco alcoliche e poco complesse, in una parola light, create dai grandi birrifici con il dichiarato obbiettivo di avvicinare un pubblico sempre più ampio e variegato. La birra made in USA
per come oggi la conosciamo nasce a opera di appassionati che, grazie all’abrogazione nel 1978 di una norma risalente al Proibizionismo che impediva la produzione casalinga di birra, possono dedicarsi alla sperimentazione ed eventualmente trasformare il loro hobby in una professione, aprendo i primi birrifici che definiremmo artigianali; la prima tendenza produttiva è ovviamente la rivisitazione di stili tradizionali europei, pale ale
in primis. Molto meno vincolati da tradizioni secolari rispetto ai loro omologhi europei, i birrai statunitensi sono stati liberi di rendere la pale ale qualcosa di diverso e, ancora una volta, rivoluzionario; fondamentali per questa trasformazione i luppoli, in particolare la varietà Cascade, ottenuta incrociando due varietà europee, diventata prima il complemento perfetto per una pale ale e poi, per estensione, il simbolo della rivoluzione craft americana.
Malti che conferiscono note di biscotto e di lievi tostature, luppoli particolarmente aromatici e amaricanti – che fanno pensare a ogni genere di frutta e resine – e bevibilità estrema anche grazie alla gradazione alcolica moderata, quasi sempre al di sotto dei sei gradi: sono queste le caratteristiche della neonata american pale ale. Una birra che nella sua versione americana ha conservato cromaticità e beva, acquisendo complessità e intensità; una birra che ha dato vita a una miriade di altri stili, a partire da tutte le declinazioni di IPA viste negli ultimi vent’anni. Una birra, soprattutto, che ha cambiato la birra due volte.