Lei e lui, lui e lei. Lei si chiama Eugenia Fenzi, ha un sorriso accattivante e ascendenze multiple di terra e di mare come tanti triestini. Lui invece è Alexandros “Alex” Delithanassis detto il greco a chilometro zero, figlio di una friulana che negli anni dell’università a Trieste si innamorò di uno studente di Salonicco.
Coppia nella vita e nel lavoro, lui e lei, lei e lui gestiscono da nove anni l’Antico Caffè San Marco, un locale che non è soltanto un pezzo di storia, ma quasi un’istituzione, se la parola non vi suona troppo retorica. E quei due non hanno nessuna intenzione di mollare a dispetto di pandemia, bollette pazze e rincari delle materie prime. “Perché è vero che ci sono momenti di stanchezza – ammette Eugenia davanti a una piacevole Vitovska di Budin, uno dei produttori emergenti del Carso triestino – è vero che il locale è aperto sette giorni su sette e noi praticamente siamo sempre qui, ma la bellezza di questo posto che ha conservato lo stile liberty del 1914 con arredi, stucchi e tavolini tutelati dalla Soprintendenza mi dà forza”. Oggetti che richiedono una manutenzione accurata e non sempre agevole, ma donano a chi entra una piacevole sensazione da viaggio nella macchina del tempo.
Stiamo parlando, per chi non lo sapesse o l’avesse soltanto orecchiato da lontano, del Caffè dove Italo Svevo conversava con l’amico James Joyce e si dedicava al romanzo che gli avrebbe dato imperitura fama, “La coscienza di Zeno”. E certamente anche del luogo prediletto di Claudio Magris, l’intellettuale triestino che qui è talmente di casa da farsi mandare la posta c/o Antico Caffè San Marco, via Battisti 18/A, cap 34125, Trieste.