Dell’oca, come per il maiale, non si butta via niente. Questa analogia tra i due animali dell’allevamento contadino per eccellenza, va ben al di là del loro totale utilizzo. Il cammino sinergico nella storia, dell’uomo e del noto palmipede, si perde nella notte dei tempi. L’addomesticazione avviene nell’era neolitica. Dalle tombe e dai monumenti egizi sappiamo che era venerata. Persino Omero e Plutarco ne tessero le lodi. Plinio scrive “l’oca vigila anche quando i cani dormono” riferendosi al noto episodio del 309 a.C. in cui i Galli di Brenno diedero nottetempo l’assalto al Campidoglio, ma lo starnazzare delle oche sacre del tempio di Giunone svegliò l’esercito romano che sventò la presa della rocca. Non c’è periodo storico in cui l’oca, soprattutto per i sui pregi culinari, non sia celebrata. Su tutti il famoso paté di fegato grasso coi tartufi che fu preparato per la prima volta in Francia nel periodo governato da Luigi XVI.