La sostenibilità nel vino è (anche) una questione di peso Chi frequenta il mondo del vino sa che negli ultimi tempi uno dei trend emergenti è quello degli alleggerimenti. Un concetto con cui ha particolare dimestichezza chi si occupa di export, ma che si sta affermando anche in Italia, con alcune cantine a fare da apripista con dei progetti pilota. La sfida che i produttori di packaging devono affrontare è quella di garantire un ottimale bilanciamento fra l’alleggerimento dei contenitori e l’assicurazione delle qualità organolettiche del contenuto, al pari dell’integrità dei valori del brand. Su queste premesse nasce il progetto di Salcheto, un’azienda “responsabile”, concretamente dedicata alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente senza mai perdere di vista il suo scopo principale: produrre buoni vini. Una storia di Sangiovese a due passi dal centro storico di Montepulciano. Quella del vetro leggero è una vera e propria missione per Salcheto, che dal 2010 ha ridotto la propria impronta carbonica fino al 40% e nell’ultima edizione del Vinitaly ha presentato al mercato un nuovo contenitore personalizzato che per la prima volta scende sotto la soglia dei 400 grammi: la “Bordolese Salcheto”. Michele Manelli, visionario titolare della cantina toscana, è convinto che “il lato etico-sociale non deve essere un trade-off con la competitività più classica del prodotto, bensì un valore aggiunto. Grazie alla tecnologia, il minor peso non è un handicap nel permettere alla bottiglia di reggere lunghi affinamenti, questo perché il vetro scherma bene la luce e resiste alle sovrapposizioni dovute allo stoccaggio delle bottiglie”. Un altro esempio di come bello e funzionale possano andare di pari passo lo ha sperimentato la famosa cantina Masi e lo studio milanese Lissoni per il restyling di Fresco di Masi, la linea dei vini biologici, emblema della sostenibilità dell’azienda veronese. Significative le parole di Piero Lissoni, architetto e designer: “La ‘Bottiglia Masi’ nasce intorno a due elementi: leggerezza e resistenza. Per disegnarla ci siamo chiesti se fosse possibile diminuire la quantità di vetro, allo scopo di renderla più efficiente, sottile e delicata, senza perdere la robustezza. Grazie al suo design siamo riusciti a risparmiare qualche centinaio di grammi di vetro: questo equivale a diminuire la quantità di energia che occorre per lavorarla, ma anche per trasportarla”. Salcheto e Masi sono due esempi di come una partnership con Verallia, riferimento mondiale per la produzione di bottiglie in vetro per il mondo del vino, stia accompagnando alcune cantine in questo percorso di consapevolezza. Anche sulla scorta di mercati quali Svezia o Canada, sempre più cantine stanno optando per l’utilizzo di vetro più leggero, che consente di ridurre l’impiego di materie prime vergini, le emissioni di ossidi d’azoto e anidride solforosa e i costi legati ai trasporti. Il percorso pare essere tracciato: Verallia con i suoi sei stabilimenti, strategicamente posizionati nelle zone di vinificazione e produzione alimentare del Belpaese, e una gamma di 1200 prodotti oltre alle personalizzazioni su richiesta, è pronta a confrontarsi su questi temi anche con progetti di territorio, che vedono nei consorzi la loro dinamo.