Asan e la mussa una scommessa vinta

di Flavia Virilli, foto di Fabrice Gallina

Figlia d’arte, diplomata in viticoltura ed enologia all’istituto agrario di Cividale, Alessia Moschioni è cresciuta tra filari di pregiatissime viti e preziose botti che pazientemente custodiscono vini rossi tra i più noti e apprezzati, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Una strada, la sua, che sembrava tracciata al fianco dei genitori nella prestigiosa cantina di famiglia ma che lei, giovane e intraprendente mamma trentenne, ha deciso di non percorrere, preferendo volgere coraggiosamente lo sguardo – e il cuore – alla sua più grande passione di bambina, quella per gli animali.
È così che nel 2016, sostenuta anche dal papà Michele, decide di riaprire la stalla del nonno, dal quale, ci confessa, ha ereditato tutto l’amore per l’allevamento e per la cura del bestiame. Al suo fianco, dal 2015, spicca un’altra figura fondamentale nella sua vita, non solo professionale ma anche familiare: il compagno Matteo Costa Pellicciari. Insieme a lui, Alessia acquista 45 capre Saanen da un allevamento di Mantova, selezionate secondo il criterio della qualità e non della quantità di latte prodotto, e 36 asine di razza Ragusana, giunte a Cividale dalla Sicilia dopo un viaggio di due giorni. Dal vino al latte, viene spontaneo pensare, il passo è tutt’altro che breve ma decidere di produrre latte d’asina è una scelta quasi eroica. Quando si pensa al latte, infatti, la mente corre generalmente a quello vaccino, il più comune e diffuso sulle nostre tavole. Ma non è l’unico: c’è quello di capra per esempio, quello di cammello – popolare fra le tribù nomadi del deserto –, quello di cavalla e, poi, il latte d’asina, non molto popolare ma ricchissimo di proprietà.