La storia dell’alimentazione fluisce sempre assieme a quella dell’uomo. E la storia dell’uomo in Friuli Venezia Giulia, regione speciale, è complessa. Quattro lingue – oltre all’italiano il friulano, lo sloveno e il tedesco – e un intreccio di culture iniziato due secoli prima di Cristo quando nella terra dei Celti i Romani decisero di fondare Aquileia che, nata come colonia difensiva, finì per diventare la terza città dell’Impero.
Da allora in Friuli sono transitati in molti: Unni, Ungari, Longobardi, Franchi, Turchi, Austroungarici con lunghi periodi in cui il potere è stato esercitato dal Patriarcato di Aquileia e dalla Repubblica Serenissima.
Questo insieme di persone, tradizioni e abitudini ha influito sulla cultura locale. Se dal latino rustico aquileiese parlato dai coloni romani e dal linguaggio celtico dei Carni nacque la lingua friulana (la parlano ancora 600mila persone), anche l’alimentazione è conseguenza di una contaminazione: quella tra la “civiltà dei semi oleosi”, tipica delle zone greco-latine con la celtica “civiltà del maiale e del formaggio”.
Una cultura, quest’ultima, che ha lasciato un’ampia traccia nelle abitudini alimentari friulane. Non a caso i primi due prodotti regionali a fregiarsi della certificazione Dop sono stati il prosciutto di San Daniele e il formaggio Montasio.