Le carte non servono solo a capire come fare ad andare da un luogo a un altro, esse forniscono risposte a molte altre domande.
La loro definizione maggiormente condivisa è quella di Harley e Woodward (1987): “le mappe sono rappresentazioni grafiche che facilitano una comprensione spaziale di oggetti, concetti, condizioni, processi o eventi del mondo
umano”. La novità nel mappare un’area vitata vasta, pertinente a tutte DOC collinari del Friuli Venezia Giulia, sta nella possibilità di avere uno sguardo
d'insieme del comprensorio e di ricavarne delle chiavi di lettura che ci permetteranno di scendere successivamente nei particolari e facilitare la
comprensione alle scale più piccole.
Nel cercare di immaginare il territorio in esame, per la prima volta nel suo insieme, abbiamo bisogno di una visione concreta, un supporto fisico su cui
mettere in evidenza le dinamiche interne inerenti alla regione viticola e le relazioni con gli elementi che la circondano. Una mappa, in questo senso,
può diventare un valido strumento di conoscenza dell'origine e della qualità dei vini.
Nascita di un metodo cartografico
Il valore semantico di una mappa dipende largamente dalla qualità visiva con cui sono trattate le informazioni in essa presentate. Oltre a una corretta presentazione dei dati, vi è un’importante componente estetica, universalmente riconosciuta soprattutto nella cartografia antica. Anche nel caso del nostro lavoro si è tenuto conto di quest’ultimo aspetto, tutt’altro che marginale.
Il suo potenziale d’innovazione culturale, invece, è dato dalla scelta di rendere visibili aspetti o dettagli della realtà che finora sono stati poco o per nulla considerati. Nel caso di una carta tematica, questo potenziale è ancor più incisivo poiché definito da un singolo aspetto (tema).
Una mappa, pertanto, è uno strumento di analisi e comunicazione visiva nonché, al tempo stesso, il risultato di un processo di evoluzione del pensiero, a volte perfino rivoluzionario.