Le chiavi di lettura di questo parallelo parlano di ampie valli e di terre fertili e sconfinate, dove la vera cifra stilistica è la luce, di intensità e nitidezza uniche.

Per molto tempo la mia attenzione si è concentrata su un altopiano vicino a Mendoza, a circa 1.000 metri di altitudine, e in un vigneto con viti su piede franco perché coltivate su suolo composto da ciottoli alluvionali e ceneri vulcaniche del maestoso Tupungato. Questo contesto, su terre della Cordigliera risalenti a circa trenta milioni di anni fa, è stato un ottimo punto di partenza, che ha poi trovato la sua naturale prosecuzione in un progetto che condivido con l’amico fraterno Santiago Achaval, e che ci ha invece condotti, attraverso una scoperta che definirei commovente, su suoli della Pre-Cordigliera antichi di ben quattrocentocinquanta milioni di anni, quando ancora tutte le terre emerse del Pianeta facevano parte di un complesso unico e il Sud America era in diretta continuità con l’Africa. A “ingredienti” di tale portata, dobbiamo poi aggiungere altri fattori ambientali unici, come la pura e cristallina acqua di falda, che giunge proprio dallo scioglimento dei ghiacciai delle vicine montagne, e la componente umana, che discende dai migranti italiani e spagnoli, ma soprattutto italiani: circa 150 anni fa i loro padri e nonni si sono avventurati in queste aree inesplorate in cerca di fortuna, e hanno cercato di utilizzare il loro sapere e le loro esperienze pregresse nel tentativo di riprodurre le realtà che già conoscevano, seppure con le necessarie variazioni che il nuovo contesto ha loro imposto. Ultimo – ma non per importanza – protagonista di questa terra è il malbec, la sua uva “bandiera”: vitigno di straordinaria plasticità, in Argentina si coltiva dalla zona di Salta fino alla Patagonia – ovvero in un intervallo di latitudini che nell’Emisfero Boreale corrisponderebbe a quello compreso tra Londra e Marrakech –; per lo più, la sua vinificazione conduce alla produzione di vini che sono colore, succo, frutto, pienezza e gradevolezza. Esistono però delle interpretazioni più sofisticate, che nell’approccio ricordano il Vecchio Mondo del vino, e che si ottengono magari da viti “a piede franco”, in condizioni di coltivazione più estreme e meno prodighe, nelle quali la vite deve fare uno sforzo maggiore, privilegiando la ricerca della più fedele espressione del terroir di provenienza anziché la piena manifestazione delle note peculiari della varietà.

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