libri di Davide Cocco L’UOMO È CIÒ CHE BEVE – Cierre edizioni Giovanni Moriani Le bevande alcoliche fanno a gara da tempo sulla loro primogenitura. Non passa anno in cui archeologi e scienziati non annuncino scoperte di reperti con tracce di birra o di vino. A prescindere da chi sia nato prima, quello che pare sicuro è che la fermentazione fa parte del nostro bagaglio culturale fin da quando abitavamo sugli alberi, da cui scendevamo di notte, al buio, per raccogliere il cibo al sicuro dai predatori. Ed era proprio la frutta fermentata ad attirare, grazie al suo profumo marcato, i nostri progenitori. Da quei giorni lontani le bevande alcoliche ne hanno fatta di strada, accompagnando l’uomo nei secoli fino ai giorni nostri, con il vino più diffuso nelle regioni mediterranee e la birra indiscussa protagonista nei paesi del nord. L’uomo è ciò che beve analizza i sistemi culturali che si sono sviluppati attorno alle bevande alcoliche, ma non solo. Prende infatti in considerazione anche le bevande caffeinate come tè, caffè, mate, cola, guaranà, cioccolata, per arrivare fino ai giorni nostri con gli energy drink (definite dal testo “bevande contro natura”). Giovanni Moriani analizza il percorso di accompagnamento dell’uomo di queste bevande, il loro ruolo culturale, ma anche quello religioso. Non è raro infatti imbattersi in culture in cui venivano considerate dono degli dei e per questo elevate a strumento di ritualità: basti pensare, nella civiltà cristiana, al ruolo del vino nel corso della messa. Senza dimenticare il ruolo conviviale, e quindi sociale, che ancora oggi ricoprono assieme ai locali di mescita, per secoli luoghi di incontro, confronto e scontro. Perché l’uomo è un animale sociale. Ed è, ancora oggi, ciò che beve. Lo sanno bene tutti i Sommelier. Prezzo: 16,00 euro AMARO. UN GUSTO ITALIANO – Editori Laterza Massimo Montanari Massimo Montanari insegna Storia dell’alimentazione all’Università di Bologna, dove ha fondato il Master . Di lui avevo già apprezzato l’agile libricino , nel quale esaminava il percorso di questo piatto iconico della cucina italiana nel corso dei secoli. Questo libro, invece analizza un altro fenomeno peculiare italiano, quello dell’apprezzamento per il gusto dell’amaro. Non esiste infatti nel contesto europeo e mediterraneo nessuna altra cultura gastronomica con una predilezione per l’amaro pari alla nostra. Da sempre si tratta del gusto associato al pericolo: amaro, e spesso anche acido, ha sempre significato veleno. Le sostanze tossiche non sono mai dolci, salate o umami: sono amare. L’autore cerca le radici di questa nostra predisposizione in uno strano incrocio tra cultura contadina e cultura alta. Lo fa scavando tra fonti letterarie e trattati di botanica, agricoltura, cucina, dietetica. Perché parlare di gusto significa cavalcare un confine sottile tra fisiologia e cultura. Se sono infatti la lingua e il palato che, grazie alle papille gustative, percepiscono i sapori, è poi il cervello a codificare i messaggi che questi gli inviano. E il nostro cervello è carico di valori e modelli, giudizi e pregiudizi storici. In pratica: è la società e il suo insieme di valori che ci fanno preferire una pietanza a un’altra, un gusto o un altro. Un libro che si legge in un sol soffio, nel corso di un pomeriggio di pioggia, ma che lascia un grande bagaglio culturale. Storia e cultura dell’alimentazione Breve storia degli spaghetti al pomodoro Prezzo: 13,00 euro