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LA FORMA DEL VINO

La transitorietà dei recipienti di un liquido potenzialmente eterno. Dalla cantina alla tavola, l’eterna lotta fra contenuto e contenitore

di Massimo Zanichelli

Forma o contenuto? L’annosa quaestio sul primeggiare dell’una o dell’altro, su cui da sempre il pensiero umano si dibatte e s’incaglia, trova nel vino – oggetto di conoscenza estetica – una soluzione inaspettata e assolutista: essendo un liquido, senza dunque forma propria, il vino assume quella del recipiente in cui viene versato, diventando contenuto. La gioia dei formalisti sarà temperata dalle implicazioni esistenziali: nel contenitore che lo ospita il vino nasce, cresce e invecchia seguendo la stessa inesorabile freccia del tempo delle nostre vite (non a caso si parla del vino come di un individuo). Se la sostanza (contenuto) che lo genera (lo informa) è l’uva, i contenitori che lo accolgono, arrecandone figura, genere ed espressione, sono quelli transitori della maturazione (i vasi vinari) e quelli più definitivi dell’affinamento (le bottiglie).

Botti