Il grande rilancio delle cultivar di olivo

Tante, tantissime cultivar, ma poche, pochissime, quelle realmente presenti sul mercato. Il futuro dell’olivicoltura italiana tra tutela della biodiversità e miglioramento genetico

LUIGI CARICATO

L’Italia olivicola vanta un germoplasma ricchissimo. Con 538 varietà di olivo censite domina incontrastato la scena mondiale. Nessun altro paese ne ha tante. Tuttavia, va pur riconosciuto che il vasto ‒ anzi: vastissimo, invidiatissimo ‒ patrimonio di cultivar di cui disponiamo, sul piano commerciale non è poi così rappresentativo come apparirebbe. Nel senso che sul mercato, di fatto, sono presenti poco più di cinque varietà in maniera massiccia, considerando che la gran parte dell’olio 100% italiano proviene dalla Puglia. In alcune annate in questa regione si sfiora il 60% della produzione nazionale, mentre le altre olivagioni meno generose coprono il restante 40% dell ʼolio complessivo prodotto. Si comprende bene come di fatto le cultivar dominanti siano perlopiù pugliesi.

Le cultivar più diffuse in Italia
C’è la Coratina, amata da tutti sia per il gran carattere che esprime con potenza di amaro e piccante, sia perché rinvigorisce gli oli stanchi e fragili di molte altre regioni, oltre a essere protagonista di primo piano se gustata in purezza. Ci sono poi gli oli da olive Ogliarola, declinate al plurale perché c’è da un lato, nel sud della Puglia, l’Ogliarola salentina (seppure decimata dalla Xylella), e, più a nord, le Ogliarole “sorelle”, la barese e la garganica, parenti strette della cultivar Frantoio. Senza trascurare, almeno finché non scompariranno per il batterio Xylella, gli olivi Cellina di Nardò, nel Salento. Altra cultivar significativa pugliese è la Peranzana, sorella della francese Provenzale. E poi, di grande diffusione, la nuova cultivar Fs17, altrimenti conosciuta con il nome più fascinoso di Favolosa. Queste sono le cultivar maggiormente utilizzate nella produzione dellʼolio italiano che troviamo sugli scaffali dei punti vendita. Altre cultivar del sud più rappresentative sono le siciliane Nocellara del Belice e Tonda Iblea, o la calabrese Carolea, mentre, per il centro Italia, a dominare la scena sono le varietà Frantoio e Leccino, cultivar ormai diffuse ovunque in Italia e nel mondo.