Biava, eredità dell'oro rosso di Scanzo

Ha proseguito il lavoro del nonno, contadino nella forma e nell’anima, e ne ha fatto il perno del suo agire quotidiano. Con Manuele Biava la passione si è trasformata in uno degli emblemi della viticoltura bergamasca

SOFIA LANDONI

Esistono dei territori che somigliano a dei bauli di legno intarsiati dal tempo, strabordanti di carte e foto sbiadite. Sono le zone più celebri e longeve del vino italiano, imponenti al pari di una quercia secolare. Poi esistono altre zone, altrettanto storiche ma molto, molto più piccole. Sono degli scrigni. Contengono qualcosa di prezioso, ben celato, separato da tutto il resto. Il solo atto di aprire una piccola scatolina rannicchiata nella moltitudine del mondo ha già di per sé un enorme fascino. Il Moscato di Scanzo sta al vino italiano come questi piccoli cofanetti. Manuele Biava ha scelto di far ruotare intorno a questa preziosissima gemma tutta la sua vita, seguendo le orme di chi gli ha mostrato un modo di vivere zeppo di sacrifici ma definitivamente appagante. E la conseguenza di un lavoro fatto per passione non può essere altro che lʼeccellenza. Un’eccellenza che AIS Lombardia ha premiato più volte con la Rosa Oro, sin da quando, nel 2011, è nato questo importante riconoscimento. Poche bottiglie, appena 1.200. Eppure il Moscato di Scanzo di Biava si trova stampato sulle carte dei vini di tutto il mondo, ben posizionato sulle vette della ristorazione. Il segreto di questi risultati ha un unico ingrediente fondamentale: la passione. Del resto, lui in mezzo alle vigne c’è cresciuto, trascorreva le sue giornate dal nonno, un uomo apparentemente austero e burbero ma capace di aprirsi in un sorriso quando calcava il suo vigneto. Manuele se lo ricorda ancora: le mani rugose che avevano imparato a conoscere la vigna, quando calava il sole depositavano gli attrezzi da campo e afferravano la pipa, che accompagnava le riflessioni solitarie davanti al camino acceso. Manuele osservava la vita del nonno e la comparava al mondo. Lui desiderava questa dimensione, quel rapporto con la natura tanto romantico quanto pragmatico. Aveva deciso presto Manuele: quello sarebbe stato il suo lavoro.