Vedo che sono stati premiati spesso il Vittorio Moretti e il Pas Operé. Mi fa piacere e non mi stupisco». Francesca Moretti, presidentessa del gruppo
Terra Moretti dal 2020, ci riceve nella grande sala che accoglie tutti gli ospiti che entrano nella cantina di Erbusco, felice di commentare quella che
è una bella dimostrazione di continuità all’interno della guida Viniplus di AIS Lombardia. Bellavista, infatti, è l’unica azienda a essere sempre stata
premiata con la Rosa Oro, sin da quando questo riconoscimento fu introdotto nell’edizione 2011. «Il primo è la nostra grande riserva, il secondo, anche
se molti pensano sia un pas dosé, in realtà è un extra brut e ben rappresenta il territorio franciacortino».
Un territorio, quello franciacortino, molto cambiato dal 2011 ad oggi, così come d’altronde Bellavista, che proprio quest’anno ha visto chiudersi la
quarantennale collaborazione con Mattia Vezzola, enologo e grande deus ex machina delle bollicine volute dall’imprenditore Vittorio Moretti quando
iniziò l’avventura nel 1977. «È un anno importante questo, che probabilmente segna uno spartiacque per la nostra azienda. Mattia è stato un faro per
Bellavista, ha cercato sempre di tenere la barra ferma e io per questo lo ammiro molto». Da che punto di vista? «Da tutti i punti di vista. Bellavista
secondo Mattia doveva sempre puntare in alto, all’eccellenza, e essere un punto di riferimento del territorio che abbiamo sempre voluto interpretare al
di là delle mode del momento e dei gusti che cambiano».
Una visione, quest’ultima, che Francesca Moretti ammette abbia creato a volte in passato anche accesi confronti interni. «Anche io sono enologa e volevo
fare vini più attuali. Ecco perché sono nati nuovi prodotti della linea Alma, il Non Dosato e il Rosé, che volevano andare nella direzione di quello che
voleva il mercato odierno. Ovviamente vini sempre legati alla solida interpretazione di Bellavista e mai spersonalizzati». Nella visione di Francesca
Moretti, Bellavista dovrà lavorare in futuro su un asse verticale che parte dall’Alma Grand Cuvée, passando dal Brut Teatro alla Scala, sino ad arrivare
al Vittorio Moretti, «che rimarrà la più alta espressione dei vini di Bellavista». Questa l’analisi da portare avanti. «Di fatto non è cambiato nulla e
non cambierà nulla sulla nostra visione del futuro dell’azienda. L’idea è sempre quella di alzare l’asticella».