Nata per sollecitare la sensibilità nei confronti dei temi legati alla salute, il riconoscimento della Rosa Verde è ormai assegnato a quasi la metà dei vini presenti in guida
ALESSANDRO FRANCESCHINI
ALESSANDRO FRANCESCHINI
Introdotte a partire dall’edizione 2011 insieme alle Rose Oro, il riconoscimento delle Rose Verdi ha sempre rappresentato per la guida Viniplus un
tassello importante, un’indicazione utile da fornire in primis ai nostri lettori, sommelier e appassionati, ma anche alle stesse aziende lombarde,
sempre più attente ai temi legati alla salute.
Facciamo un passo indietro. Con il Decreto Legislativo 114/2006 che recepiva la Direttiva 2003/89/CE (Direttiva Allergeni), in Italia venne introdotto
l’obbligo di riportare in etichetta o in controetichetta la dicitura “Contiene solfiti” nel caso in cui il tenore di anidride solforosa totale nel vino
finito avesse superato i 10 mg/l di concentrazione.
Se già più di 10 anni fa questo tema era molto attuale e “sentito”, non solo nel mondo del vino, a causa del numero di persone allergiche all’anidride
solforosa, additivo che nei soggetti predisposti può provocare problemi respiratori anche gravi, anche oggi continua a essere considerato un osservato
speciale da parte di un numero consistente di consumatori che non sono allergici all’anidride solforosa. Basti osservare quanto sia aumentata la
produzione di alimenti per coloro che soffrono di una intolleranza alimentare (al glutine, al lattosio, al latte, al lievito, etc): una categoria ormai
attentamente monitorata e che nel 2021, negli ipermercati e supermercati, ha generato vendite per oltre 4 miliardi di euro (fonte: Osservatorio Immagino
2021).
La normativa europea – allegato I B del regolamento (CE) n. 606/2009 – stabilisce i livelli massimi di anidride solforosa totale dei vini prodotti
nell’Unione in 150 mg/l per i vini rossi e 200 mg/l per i vini bianchi e rosati, parametri che salgono nel caso di vini con un tenore di zuccheri,
espresso dalla somma di glucosio e fruttosio, pari o superiore a 5 g/l.