Dogliani DOCG Poderi Luigi Einaudi
Al centro, al margine

A pochi minuti di strada da storiche roccaforti del nebbiolo e delle Langhe, il dolcetto acquisisce vigore, eleganza e straordinaria longevità

ARMANDO CASTAGNO

«Su duemilaottocento abitanti di Dogliani, cinquecento erano proprietari terrieri: quasi una persona ogni sei, cioè una persona per nucleo familiare. Quindi c’è questa grande e radicata abitudine alla piccola proprietà, e il conseguente senso di responsabilità anche nei confronti della Comunità. Quando nei documenti antichi si parla della comunità di Dogliani, Comunità è in maiuscolo, e dogliani è in minuscolo». Nelle parole di una produttrice colta e acuta quale Nicoletta Bocca, raccolte da Massimo Zanichelli in un ispirato mediometraggio («Nel nome di Dogliani», 2017), c’è riassunta una storia lunga e originale, in cui individuo, luogo e vitigno si intrecciano per davvero. Sono i tre elementi di un terroir che in questa accezione, la più limpida e onesta possibile, non muove da un perspicace progetto di comunicazione ma dal ruolo sociale dell’agricoltura, decisivo per l’affermazione (nel senso di asserzione) personale, del sé, del proprio senso e del proprio ruolo nelle collettività rurali e nel sistema economico. In quanto tale, è una testimonianza da leggere, rileggere e meditare: una possibile chiave di lettura di tutto quanto segue.