Come ripensare gli eventi del vino

Come cambia la proposta del vino e, soprattutto, qual è il nuovo modo di comunicare che le aziende vinicole stanno adottando nei confronti dei media?
In questo periodo post-pandemia gli eventi non si contano più, le can-tine organizzano pranzi per la stampa e press tour “ad alta frequenza”, spesso senza la minima preoccupa-zione di creare sovrapposizioni con altre situazioni, mettendo dunque a rischio le partecipazioni agli eventi stessi da parte dei giornalisti, impegnati in altre manifestazioni già programmate in calendario.
Il risultato è una disseminazione di presenze, spesso forzate o frettolose, nelle quali i giornalisti del vino (i cosiddetti wine writers) si trovano nell’imbarazzo di dover selezionare priorità e situazioni a cui partecipa-re, escludendone ovviamente altre, costretti a rinunciare a momenti di valore. Insomma, un poco di ordine non guasterebbe.
Altro punto: le aziende vitivinicole organizzano presentazioni, degustazioni, incontri con la stampa professionale, che sicuramente meritano di essere seguiti. Per poterne scrivere, per conoscere meglio le etichette delle cantine, per capire quali siano i migliori abbinamenti, per comprendere lo stile di un vino. Talvolta però tali momenti hanno una durata insostenibile per coloro i quali svolgono un’attività quoti-diana, un lavoro intenso dettato da ruolo professionale e da responsabilità. Pur di essere presenti, dunque, i giornalisti corrono il rischio di fare delle “comparsate” che hanno, alla fine, poco senso.
E che non aiutano le aziende, le quali desiderano raccontare il proprio valore nei necessari dettagli, con il dovuto approccio comunicativo. Inoltre, il ruolo del sommelier non sempre è tenuto nel debito conto, talvolta viene quasi dato per scontato, mentre a questa figura an-drebbe assegnato un ruolo primario. Proposta alle aziende: organizzate eventi più “concentrati” nei quali (per dirne una) non proponete un pranzo completo ma focalizzate sul momento del pairing il focus dell’e-vento stesso. Esempio: due vini, due piatti. Non un menù completo. O, se si tratta di un solo millesimo, un vino e un piatto. Meno solenni-tà, meno liturgie, più pragmantismo, più sintesi. Senza banalizzazioni, ovviamente.
Il mondo va veloce e ha sempre meno senso “imporre” momenti che richiedono una presenza di tre-quattro ore per raccontare un vino. Date retta, affidatevi ai sommelier, a quelli capaci, che non si perdono in chiacchiere. Il loro contributo rende sempre gli eventi memorabili, credetemi.