Birra artigianale italiana: tra difficoltà e possibili soluzioni
Dopo la pandemia, arriva la crisi economica e per la birra artigianale italiana la situazione non sembra essere tra le più rosee. Una prima chiusura “d’eccellenza” e le possibili strade per sopravvivere ai tempi difficili che stiamo attraversando. Per non perdere la possibilità di bere le piccole produzioni locali e per difendere un settore imprenditoriale ancora giovane
di MAURIZIO MAESTRELLI
La notizia è arrivata all’improvviso e, inutile negarlo, ha provocato uno scossone emotivo in chi segue da sempre il mondo della birra artigianale. Il Birrificio Bi-Du di Olgiate Comasco, fondato nel 2002 da Beppe Vento, ha chiuso i battenti. Sebbene non fosse forse annoverabile tra i pionieri del movimento, certamente apparteneva alla prima ondata di quella che sarebbe diventata una realtà diffusa in tutto il territorio nazionale e che comunque, nella Lombardia, aveva una delle sue “patrie” storiche. Chi scrive ricorda ancora di aver fatto parte della giuria di un embrionale concorso, che negli anni sarebbe poi diventato “Birra dell’Anno”, nel quale si decretava la “birra più buona” e la “birra più originale” in un periodo storico nel quale i numeri delle birre iscritte non permettevano la suddivisione nelle decine di stili e categorie alle quali oggi i concorsi ci hanno abituati. E se nella “categoria” originale la vittoria era stata attribuita alla Febbre Alta del piemontese Birrificio Troll, la palma della migliore in assoluto l’aveva ottenuta proprio lui, Beppe Vento con la sua Artigianale.