CINQUE TERRE, UN VIGNETO IN VERTICALE Una bellezza accecante, estrema come l agricoltura fragile e impervia che la sostiene con chilometri di muri a secco. La viticoltura qui non è accessoria, ma un fondamento culturale e ambientale imprescindibile e necessario di ANITA CROCI Q uest anno si celebra il cinquantenario di una del­ le denominazioni italiane più rappresentative del concetto di terroir, inteso come l insieme di tutte le caratteristiche che contraddistinguono un territorio nello spazio e nel tempo: fattori pedoclimatici e ampelografi­ ci, certamente, ma imprescindibili dall elemento umano inte­ so come storia, cultura e tradizioni di quello specifico luogo. Del resto, qui, la vigna è sempre stata considerata come una persona di famiglia, di carattere femminile perché gli uo­ mini andavano per mare e la campagna era affidata alle donne così che ogni vendemmia fosse vissuta con la stessa gioia, apprensione e gratitudine di un parto. Quanto centrale fosse il binomio uomo-vigna ce lo racconta la transumanza degli abitanti di Biassa: nomadi stagionali che d inverno abitavano questa estrema frazione di La Spezia, ma in primavera si tra­ sferivano nei piccoli nuclei davanti al mare (famoso è il borgo di Monesteroli, con i suoi oltre 1100 scalini a precipizio) per vivere in mezzo alle vigne fino al periodo della vendemmia. STORIA Prenditi cura della vigna, perché la vigna è il nostro pane . Le ultime raccomandazioni di una mamma lasciate in eredità al figlio riassumono una storia millenaria che affonda radici nell età del Bronzo e che ha sempre rappresentato la princi­ pale fonte di sostentamento per la popolazione, alimentando nel corso dei secoli il baratto e i commerci marittimi. Il vino delle Cinque Terre viene espressamente celebrato già nel Trecento da Petrarca e da Boccaccio; ne parla il bot­ tigliere di papa Paolo III nel Cinquecento. Anche Giorgio Gallesio, importante agronomo ottocentesco, nella monumen­ 66 MARGHERITA BARBEROTTI