SPECIALE BERGAMO - BRESCIA

CAPITALI DI CULTURA ENOGASTRONOMICA

Per un anno bergamo e brescia sono state al centro di numerose attività dopo la nomina a capitale italiana della cultura. due città, due province e due territori, ricchi di tradizioni enogastronomiche che si consolidano e si rinnovano nel tempo

Operosi, a tratti instancabili e non a caso spesso caratterizzati da un’autentica tempra montanara, un po’ cocciuti e scorbutici, orgogliosi delle proprie origini e con un senso di comunità pressoché inattaccabile. Quando il Covid ha fatto irruzione nel febbraio del 2020 e si è abbattuto con tutta la sua violenza soprattutto in Lombardia, Bergamo e Brescia hanno pagato un prezzo altissimo. Alcuni dei cliché che abbiamo elencato e con i quali spesso vengono dipinti gli abitanti di queste due cittadine della nostra regione – ma ognuno di noi che ha origini, parenti o amici che vivono in questi due territori potrebbe aggiungere molte più sfumature – sono emersi con forza e hanno rappresentato un valore aggiunto non certo secondario per uscir fuori da una situazione che non si era mai vista prima, cogliendo un po’ tutti completamente impreparati.
Quando si è concretizzato il progetto Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, pochi mesi dopo la prima grande ondata pandemica, l’obiettivo era quello di dare speranza e orgoglio a questi territori attraverso l’elemento centrale che consente di formare le coscienze civili, e quindi poi anche quelle sociali ed economiche: la cultura. Per la prima volta, da quando è stata istituita l’iniziativa Capitale della Cultura, due città hanno portato avanti insieme questo progetto, dando un segnale di condivisione non scontato in un Paese costellato di campanili e individualismi.
In mezzo a tanti eventi e rassegne che quest’anno hanno cercato di far emergere il patrimonio culturale di Bergamo e Brescia, anche l’enogastronomia e il vino si sono ritagliati un loro spazio, grazie a una serie di iniziative organizzate da Ascovilo, l’Associazione Consorzi Tutela Vini Lombardi, ad alcune delle quali ha partecipato attivamente anche AIS Lombardia. E non poteva essere diversamente, considerando il peso che queste due province rivestono all’interno dello scacchiere agroalimentare lombardo e nazionale. Distretti che sono ripartiti immediatamente dopo lo tzunami pandemico mostrando una notevole vitalità in termini di idee e innovazione, ma che poggiava su solide basi. Ed è anche quello che emerge dai nostri otto approfondimenti, una fotografia nitida, ricca di luce ed energia.