AUTOCTONI, CHE PASSIONE!

Ribona, orgoglio autoctono di Macerata Per decenni all’ombra del più celebre verdicchio e, più recentemente, di pecorino e passerina, la ribona, nota anche come maceratino, rappresenta una nuova riscoperta della viticoltura marchigiana, valorizzata da nuove tecniche colturali ed enologiche e dal coraggio di alcune cantine maceratesi che ne hanno perfezionato l’espressione

di DAVIDE GILIOLI

È ben noto, anche ai meno esperti, come all’interno dell’ampia base vitivinicola marchigiana vi siano numerosi vitigni bianchi d’eccellenza, a partire dal verdicchio, che vanta anche il record di vitigno a bacca bianca più premiato d’Italia, nonché pecorino e passerina, due varietà che negli ultimi 10 anni sono saliti alla ribalta del mercato. Ma avete mai assaggiato una ribona?

La storia e il territorio: agronomia ed enografia
La coltivazione della vite nelle Marche risale all’ VIII sec. a.C. e le varietà che nel tempo sono andate perdute sono molteplici. Anche se pochi ne hanno contezza, fin dagli anni Sessanta, tra le prime colline che guardano la costa e i rilievi che salgono verso l’Appennino, nel maceratese si coltiva un vitigno bianco denominato appunto maceratino o ribona.
Questa uva, in passato nota anche con diversi sinonimi (montecchiese, uva stretta) è stata per anni confusa con greco, grechetto gentile e trebbiano (la provenienza è infatti molto probabilmente quella degli antichi vitigni importati in Italia dai primi coloni della Magna Grecia), ma recenti studi genetici hanno in realtà rivelato strette analogie con il verdicchio, seppure con caratteristiche agronomiche e di vinificazione differenti.
Il legislatore lo riconosce e lo individua già nel 1975, inserendolo come una delle uve atte a produrre il Bianco dei Colli Maceratesi DOC, un disciplinare più volte rivisto e oggi ridenominato Colli Maceratesi DOC, dove al suo interno sono previste sia la tipologia Bianco (min. 70% ribona) sia la tipologia Ribona (min. 85% di questa varietà), potendo utilizzare come complementari tutti i vitigni bianchi ammessi alla vinificazione nella regione Marche.
Ad oggi viene ufficialmente prodotto da 15 aziende diverse, principalmente dislocate nei due areali più vocati: la valle del fiume Chienti (che da Tolentino arriva a Civitanova Marche) e la valle del fiume Potenza (che da Macerata scende verso il mare Adriatico, tagliando in due le dolci colline collocate tra Recanati e Potenza Picena).
La superficie coltivata è limitata, si aggira intorno ai 170 ettari, ma con una buona presenza di vigne vecchie (talune anche centenarie), in grado di dare – nelle versioni più affinate – struttura e soprattutto longevità a un vino che nell’immaginario collettivo ha sempre rappresentato un bianco “da taglio” o da bersi in annata.
Il riconoscimento della denominazione di origine controllata Colli Maceratesi DOC Ribona è arrivata solamente negli anni 2000, dopo diverse sperimentazioni e una lunga serie di analisi sensoriali portate avanti con pazienza e dedizione dai vari viticoltori del territorio maceratese con lo scopo condiviso di migliorare ulteriormente la denominazione iniziale Colli Maceratesi DOC e dare valore a questo antico vitigno a bacca bianca che lega fortemente storia, cultura e qualità organolettiche.