VINO SANTO TRENTINO sacro e profano

Non nasce tra le mura di abbazie, conventi o monasteri, ma è figlio della tradizione e di una comunità, che lo “spreme” in un rito collettivo, per mantenere vive la storia e la memoria del territorio della Valle dei Laghi

di SARA MISSAGLIA
Il Vino Santo Trentino nasce ufficialmente nel 1822 nella Cantina di Toblino, riflesso di un’identità enologica e territoriale tramandata nelle famiglie
Il Vino Santo Trentino nasce ufficialmente nel 1822 nella Cantina di Toblino, riflesso di un’identità enologica e territoriale tramandata nelle famiglie

IL 23 marzo 2024 presso la cantina Pravis si è svol- to il rito collettivo della spremitura della nosiola: si tratta della quattordicesima edizione. Le uve appassimento vengono “spremute” da un torchio in presenza di una comunità in festa, che ne assaggia il nettare, condividendo calici ed emozioni. C’è qualcosa di sacro nel vedere sgorgare le prime gocce: la magia dell’attesa, il colore e il profumo del mosto. Tutto rigorosamente live. Così Mario Leveghi, Gran Maestro della Confraternita della Vite e del Vino di Trento, che dà il via alla cerimonia: «La spremitura del Vino Santo non è una semplice ricorrenza. Ha una sua religiosità, perché il Vino Santo è un’uva, una valle e una comunità. È il passito dei passiti, il “mito”, come spesso viene definito. Se pensiamo che la certificazione della sua nascita è intorno al 1822 nella Cantina di Toblino, questo vino rappresenta un’identità enologica e territoriale arrivata sino ai giorni nostri. In quegli anni quasi tutte le famiglie tenevano il Vino Santo come un elemento curativo e ricostituente». Il rito della spremitura delle uve appassite è una liturgia collettiva che parla di amore per la propria terra, di gesti e di tradizioni: la Settimana Santa è al centro di tutto questo, celebrata con la manifestazione DiVinNosiola, diventata da qualche anno il punto di incontro tra comunità locale, wine lover e turisti.