Un mondo di dolcezza: vini e storie tra Europa e Nuovo Mondo
Ci affacciamo sul vasto e variopinto panorama mondiale dei vini dolci con una selezione di dieci etichette, differenti ed emblematiche per tradizione, stile, innovazione e creatività
di ILARIA RANUCCI

Se l’Italia è nota per l’incredibile varietà di stili ed espressioni di vini con residuo zuccherino, donare uno sguardo alla produzione europea e a quella del resto del mondo, rimanda a storie, stili e tipologie davvero tra le più disparate tra loro. Si spazia da vini leggendari e di profonda tradizione, a eccellenze emergenti, a vini pensati soprattutto per rispondere al bisogno del mercato di avere bevande dolci, senza considerare i vini fortificati, che meriterebbero più capitoli a parte. Un mondo dinamico e meraviglioso che purtroppo, ormai da troppi anni, è considerato fuori moda dagli appassionati.
Mentre si afferma che sia finalmente arrivato il momento dei rosé, da altrettanto tempo si dice che i grandi vini dolci siano in crisi. Tim Hanni, MW nel suo “The Sweet Wine Lovers Manifesto” parla addirittura di tirannia dei “dry wine fashionistas”, ovvero: chi vuole essere considerato un vero esperto può dichiarare di amare il pinot nero o i grandi Champagne ed essere, in questo modo, accettato a braccia aperte come tale. Ma chi ama soprattutto i vini dolci, il più delle volte è costretto a dirlo quasi con tono di scusa, come se questa fosse una dichiarazione di ignoranza, o dell’incapacità di apprezzare altro.
Un atteggiamento ovviamente errato, anche solo guardando i grandi esperti. Uno dei primi investitori stranieri nel Tokaji è stato Hugh Johnson, che nel 1990, a breve distanza dalla caduta del Muro di Berlino, ha co-fondato Royal Tokaji. Jancis Robison, MW, ha più volte dichiarato la sua incredibile passione per i grandi riesling, descrivendo il vitigno come la più grande uva bianca al mondo, lamentandosi come neanche il suo grande seguito nel mondo del vino sia stato sufficiente a promuovere una “riesling renaissance”. Un indizio evidente che testimonia la difficoltà del comparto è il fatto che alcune regioni con profonda tradizione per i vini dolci, come Mosella e Tokaji ad esempio, si siano nel tempo spostate sempre più verso la produzione di vini secchi, peraltro spesso buonissimi. Da anni in Francia si parla della crisi del Sauternes e ci sono investimenti per diversificare sui vini secchi.
Ampliando lo sguardo al di fuori delle denominazioni più tradizionali, diverse ricerche di mercato evidenziano come invece il mercato della dolcezza sia tutt’altro che in decrescita e stia attirando l’attenzione delle nuove generazioni. Basta guardare alla grande attenzione che grandi brand internazionali come Gallo, Diageo, Pernod-Ricard e Treasury, stanno mostrando nei confronti di vini dolci a basso contenuto di alcol, fermentati dolci ottenuti da altri tipi di frutta, vini liquorosi aromatizzati.
Il mondo dei vini dolci, a discapito della dell’ingiustificatamente scarsa frequentazione da parte di molti appassionati, ha molto da dire e da dare. Lo esploreremo viaggiando per il mondo attraverso 10 etichette che coniugano tradizione, stili diversi, innovazione e creatività. Ce ne vorrebbero 100, in realtà, che meriterebbero di essere raccontati, ma questo è il bello della tipologia.