PETIT MESLIER E ARBANE
Affrontiamo assieme questi due vitigni perché hanno vari punti in comune. Innanzi tutto sono tipicamente champenois. Diversamente dai due precedenti, si trovano infatti solo in Champagne. L’arbane è probabilmente originaria dell’Aube, il petit meslier è legato alla Valle della Marna.
In secondo luogo, denunciano entrambi una netta propensione per le basse o bassissime rese. Difficile ottenere da queste due cultivar più di 40 o 50 ettolitri/ettaro. La ragione? La sensibilità all’acinellatura, una naturale scarsa produttività e le dimensioni degli acini, davvero contenute. Questo stesso limite ha tuttavia il vantaggio di sbilanciare il rapporto polpa/buccia a favore della buccia, consegnando mosti concentrati e profumati.
Petit meslier e arbane sono tuttavia di maturazione più tardiva delle altre uve locali, e dunque più rischiosi da attendere a fine estate: assieme alla modesta redditività è probabilmente questo il motivo della loro sfortuna novecentesca. Il ciclo vegetativo più lungo di altre uve li espone a maggiori e più frequenti rischi meteorologici. Inoltre, nonostante diano poco mosto, non si accontentano di giaciture mediocri ma esigono buoni terroir ed esposizioni favorevoli. Occorre essere davvero motivati per puntare su di loro.
Oggi però che il clima è cambiato e gli autunni sono assai più miti, la tendenza potrebbe in parte invertirsi. Anche perché entrambe queste cultivar sono dotate di spiccata acidità, una risorsa sempre più rara (e apprezzata) nella Champagne del XXI secolo.
Le loro qualità basteranno a farli espandere? I dati lasciano filtrare un timido ottimismo, ma il petit meslier conta ancora solo 17 ettari e l’arbane appena 7, il che ne fa il vitigno più raro della regione!
Tenaci, taglienti, intensi, originali e aromaticamente talora un poco fumé, questi due vitigni hanno le armi giuste per posizionarsi nella fascia di vini di alta qualità.