MARIO INCISA DELLA ROCCHETTA
La storia aveva affidato queste terre ai Conti della Gherardesca, che pure avevano provato a dare impulso alla viticoltura, prima che la fillossera facesse tabula rasa dei vigneti. Il Novecento vedeva quindi una produzione divisa tra quella dei mezzadri e le grandi fattorie storiche, ma di fatto i vini erano gli stessi: semplici e rustici. A rivoluzionare le cose fu il Marchese Mario Incisa della Rocchetta: una paternità enologica entrata nel mito ma, più ancora, ricordiamolo, un uomo che la terra l’amava davvero. Di famiglia piemontese-romana, nasce a Roma nel 1889 niente meno che a Palazzo Chigi. Studia agraria a Pisa e nell’ambiente conosce Clarice della Gherardesca, che sposa nel 1930; nello stesso anno, la sorella di Clarice, Carlotta, sposa il Marchese Niccolò Antinori: ecco che la più grande – immensa – tenuta di Bolgheri viene divisa tra queste due famiglie. Ma per il Marchese sono gli anni dell’Olgiata – la tenuta romana – delle scuderie che hanno dato i natali al leggendario Ribot (gli Incisa erano storici allevatori di cavalli); ma sono anche gli anni della Battaglia del Grano fascista, delle bonifiche e delle colture intensive; gli anni delle riflessioni, che lo porteranno – lui, agronomo, che nella ricerca aveva creduto – a sostituire alla produttività delle coltivazioni la salvaguardia delle risorse ambientali; non solo in campo, aderendo ai principi dell’agricoltura naturale e sostituendo all’approccio accademico quello contadino. Sarà anche cofondatore e poi presidente del WWF, cui donerà le Padule di Bolgheri, prima oasi faunistica d’Italia; all’Università di Camerino andrà invece la Montagna del Torricchio, per istituire una Cattedra in Ecologia, ricevendone una laurea honoris causa. Dalla sua lectio magistralis: “L’unico movente di tutte le idee che cercherò di esporre è il mio rispetto illimitato per la Natura in tutte le sue forme, in tutte le sue manifestazioni, in tutti i suoi misteri, in tutti i suoi miracoli che noi andiamo via via scoprendo e non possiamo desistere dall’ammirare”.