LA VERTICALE

Mai di moda, mai fuori moda

Il Chianti Classico di Castello di Cacchiano, 2021-1990

Un Chianti Classico classico: così sono i vini del Castello di Cacchiano, dove la scelta estetica interpreta la vocazione del luogo. L’intervista a Giovanni Ricasoli Firidolfi e la verticale

di ARMANDO CASTAGNO

Rispetto agli altri grandi territori vitivinicoli della Toscana centrale, da San Gimignano a Montalcino, da Montepulciano a Bolgheri, ai Colli Senesi e Fiorentini, il Chianti Classico suggerisce, nei suoi paesaggi, un’anima più rocciosa e arcaica, un senso di ombrosa frescura. Tuttavia, di questi celebrati luoghi, esso è di gran lunga il più vasto, e di conseguenza le eccezioni all’assunto di partenza sono eclatanti. Per chi proviene da sud, ci sono due possibilità per incunearsi nel suo ventre, ad esempio verso Gaiole, dove sono diretto in questa assolata mattina di giugno. E sono ipotesi così diverse da dare da sole una compiuta idea di quanto variegato – e persino contraddittorio – l’areale sia in effetti. Più spesso, in passato, ho scelto la prima via, che avvicina il borgo antico di Castelnuovo Berardenga, ne indaga serpeggiando i quartieri residenziali più recenti, costeggia le sabbie color oro della frazione di Stellino e poi le terre dure, venate di vermiglione, di Villa a Sesta. Quindi, ed è la parte del tragitto che preferisco, si infila nel cupo dei boschi dopo il bivio di Castell’in Villa lungo un percorso fatto solo di curve, ritmato da ponti di pietra, ruscelli trasparenti, tunnel di penombra sotto lunghe volte di chiome arboree, strapiombi di roccia nuda dove riconoscere le lastre di alberese, le lamine del galestro, le radici scoperte che pescano nelle argille. Si sbuca, infine, sotto gli imprendibili bastioni del Castello di Brolio, laddove il panorama, pur frastagliato, si apre a una luce diffusa.