AUTOCTONI, CHE PASSIONE!

L’imperfezione trasformata in eccellenza: il picolit

Un vitigno di nicchia, per via della sua limitata produzione, ma da sempre simbolo della viticoltura friulana. Eclettico e versatile, dona anche versioni secche di grande personalità

di DAVIDE GILIOLI

Il picolit è un vitigno a bacca bianca, autoctono del Friuli-Venezia Giulia e noto fin dai tempi dell’Impero Romano, caratterizzato da produzioni limitatissime dovute al fenomeno dell’acinellatura: una particolarità nello sviluppo degli acini che vanno incontro ad un parziale aborto floreale, lasciando il grappolo spargolo con acini più piccoli e dolci, particolarmente adatti all’appassimento.
La sua origine è tuttora piuttosto incerta, ma storicamente era ricercatissimo già dal XVII secolo, quando il Conte Fabio Asquini di Fagagna lo fece conoscere in tutta Europa, dove venne apprezzato da molti sovrani dell’epoca, tra cui gli imperatori di Francia e Austria, nonché dallo Zar di Russia, come alternativa al Tokaji ungherese. Ma la sua sopravvivenza si deve al vignaiolo Giacomo Perusini, che nel 1888 riuscì a preservare dalla fillossera circa 2000 barbatelle nella sua tenuta a Corno di Rosazzo (in provincia di Udine).
Il picolit oggi viene coltivato nell’arco collinare nord-orientale del Friuli-Venezia Giulia, tra le province di Udine e Gorizia. Dalla vendemmia 2006 è stata istituita la DOCG Colli Orientali del Friuli – Picolit (picolit min. 85%), storicamente la seconda a livello regionale dopo la DOCG Ramandolo (anch’essa dedicata a un vino dolce, ma a base verduzzo friulano) e prima della recente DOCG Rosazzo, dando un prestigioso riconoscimento a questa varietà.
Il terreno tipico di questa zona è localmente chiamato “ponca”: si tratta di un flysch marnoso-arenaceo di origine eocenica, formato da un’alternanza di marne (argille) ed arenarie (sabbie), a tratti interrotto da lingue di depositi alluvionali/ghiaiosi, a prevalenza calcarea, derivanti dalla presenza dei corsi d’acqua che scendono dai rilievi alpini.
La DOCG Colli Orientali del Friuli (includendo congiuntamente Picolit, Ramandolo e Rosazzo) conta 42 ettari, con circa 63mila bottiglie annue prodotte. Rappresenta dunque una nicchia, se si considera che la DOC Friuli Colli Orientali conta circa 2mila ettari ‒ distribuiti su quasi 200 produttori (aderenti al Consorzio) ‒ e ricomprende 5 sottozone (Schioppettino di Prepotto, Refosco di Faedis, Cialla, Ribolla Gialla di Rosazzo e Pignolo di Rosazzo).