Per chi non è vissuto su Marte negli ultimi dieci anni la Stay Seregno non può non ricordargli qualcosa, idem per la Beerlusconi, one shot annuale guarda caso con la patata come ingrediente supplementare e, ancora, la Beppe Weissicchio che, ammesso che non si sia seguito nemmeno una serata di Sanremo, non può non richiamare il conosciuto e barbuto direttore d’orchestra.
«In realtà le nostre birre nascono proprio partendo dal nome», confessa candidamente Benedetto Cannatelli, socio fondatore del birrificio insieme agli amici di tutta una vita Tommaso Colombo e Stefano Zanetto. «Di solito sono frutto di una chiacchierata tra me e il nostro responsabile commerciale, Moris Colombo, poi lui lavora sulla grafica e infine andiamo dai mastri birrai a chiedere di inventarsi una birra che possa, in qualche modo, reggere il nome che ci siamo inventati. Inutile dire che, quando ci vedono avvicinare hanno sempre un po’ di timore». Ma i birrai, Matteo Bombato e Riccardo Cavestro, sono indubbiamente di talento perché le birre, sì anche quella con le patate che del resto negli Stati Uniti sono impiegate per certe birre, sono molto godibili, ben bilanciate, da bere insomma senza troppe elucubrazioni ma arrivando facilmente in fondo al bicchiere e, quasi sempre, desiderando ordinarne un secondo.
Prima di arrivare alla conclusione che alla Railroad Brewing ci sia una vena piuttosto robusta di follia va detto che mentre Zanetto è da poco impegnato full time in azienda, Colombo è un serio fisioterapista e Cannatelli un professore associato che insegna strategia d’impresa allʼUniversità Cattolica di Milano. Saranno pure punk, insomma, ma non degli scappati di casa. «Ci conosciamo fin da quando eravamo ragazzini», riprende Cannatelli, «e abbiamo scoperto di avere una passione per la produzione della birra intorno al 2005. Nel 2009 eravamo passati all’all grain con un impianto pilota da settanta litri e nel 2013 abbiamo fondato Railroad Brewing. Per i primi due anni siamo stati una beerfirm, producevamo dagli amici del Birrificio Rurale, poi siamo partiti con il nostro impianto». Impianto oggi da dodici ettolitri per una capacità produttiva che può raggiungere i duemila ettolitri l’anno. Il grosso dei volumi, circa il 75%, viaggia in fusti da venti litri in acciaio o da ventiquattro in polykeg mentre il resto sono bottiglie da 33 cl. Altra scelta piuttosto originale rispetto a molti altri birrifici artigianali: niente lattine.