La Valpolicella. Nove vallate da scoprire Nell’ampia fascia collinare del territorio veronese che si estende a nord della città di Verona, ai piedi dell’Altopiano della Lessinia, si coltivano da generazioni le uve autoctone a bacca nera che danno origine ai famosi vini della Valpolicella: corvina, rondinella e corvinone le principali, a cui si affiancano altre varietà complementari come le autoctone molinara, oseleta e croatina, seguite in piccola percentuale da altre uve autorizzate. L’area produttiva è molto vasta e comprende 19 comuni della provincia di Verona. La zona storica è detta “Valpolicella Classica” (comuni di Negrar, Marano, Fumane, San Pietro In Cariano e Sant’Ambrogio), a cui segue verso Est la Valpantena - indicata in etichetta come sottozona - e un’ampia area detta “Valpolicella Orientale” che comprende la zona collinare della città di Verona, la Val Squaranto, la vallata di Marcellise, la Valle di Mezzane, la Val d’Illasi e la Val Tramigna. A rendere unica quest’area è un insieme di fattori storici, umani, paesaggistici e geologici che hanno forgiato nel tempo un profondo e riconoscibile legame tra vino e territorio. La composizione dei suoli è molto varia: sui rilievi collinari predominano formazioni calcaree come la scaglia rossa o il biancone, marne, calcari argillosi e formazioni basaltiche, mentre i fondo valle presentano terreni di deposito alluvionale, specie lungo il percorso dei tanti torrenti, detti “progni”. Il clima è mite, con buona ventilazione e precipitazioni più concentrate nei mesi invernali, grazie alle correnti fresche che scendono dai Monti Lessini lungo le valli, bilanciate da brezze più tiepide provenienti dal vicino Lago di Garda. Non è ancora chiara l’origine del nome Valpolicella: l’ipotesi più suggestiva è quella che la traduce dal greco-latino come “Valle dalle molte cantine - Vallis - Polis - Cellae”. In epoca romana l’area coincideva con il Pagus Arusnatium e la produzione vinicola del cosiddetto “vino retico” è testimoniata da ritrovamenti di vasi, patere ed anfore, oltre che dal ritrovamento di due ville rustiche. Le antiche tracce storiche del Recioto, il vino dolce considerato il padre dell’Amarone, si ritrovano nel IV secolo dopo Cristo in una lettera di Cassiodoro, ministro di Teodorico, che cita l’Acinaticum, “vino regale” ottenuto con una speciale tecnica d’appassimento delle uve. Oggi sono quattro le produzioni enologiche della Valpolicella: l’Amarone e il Recioto entrambi DOCG, il Valpolicella DOC e il Valpolicella Ripasso DOC entrambi anche in versione Superiore. Chi percorre le strade e i sentieri che s’inoltrano tra i vigneti della Valpolicella, in prevalenza allevati con il sistema tradizionale della pergola, nota la presenza di segnali che rimandano alla bellezza e all’integrità del paesaggio.