LA VERTICALE Agnul, il blend bianco che onora un nonno di , degustazioni di , foto di Vladimiro Tulisso Gianluca Castellano Fabrice Gallina Scegliere il nome di un vino è un passo importante per il successo di un’etichetta. Bisogna considerare il territorio, la storia, la tradizione, la tipologia del prodotto, ma anche elementi che possano rappresentare caratteri distintivi, il pubblico di riferimento, la facilità di pronuncia e di memorizzazione. Un sacco di cose che il marketing pretende vengano valutate e decise con precisa determinazione. Oppure ci si affida al cuore. Il vignaiolo Alessandro Pascolo ha seguito la seconda strada quando si è trovato alle prese con il nome da dare al suo Collio bianco. Era il giugno del 2002 quando il nonno morì. Il vino di quell’estate finì in bottiglia e l’anno dopo ebbe la sua prima etichetta: Collio Bianco Agnul (Angelo, il nome del nonno, in lingua friulana). Cinque lettere che tengono insieme territorio, storia, tradizione, fatica e passione. Tutto quello che serve per produrre un vino. È nato così il vino bandiera della cantina Pascolo. A stimolare la ricerca di un blend che rappresentasse l’azienda familiare di Ruttars era stata un’indagine del 2001 organizzata dal Consorzio Collio. L’ente voleva sapere che uve venissero utilizzate nel blend del Collio Bianco, il vino tradizionale di queste colline, e in casa Pascolo, che non lo produceva, ci si chiese: perché non facciamo un Collio bianco anche noi? “Allora frequentavo il corso di laurea in enologia già da un paio d’anni – ricorda ora Alessandro Pascolo – e la sfida mi apparve subito stimolante. La volontà fu quella di produrre un vino elegante, verticale, in grado di affrontare un percorso evolutivo e che venisse premiato dalla freschezza, una delle qualità migliori dei vini che nascono dai terreni del Collio”. Dal 2002 al 2009, utilizzando le varietà che erano già presenti in vigneto, le vendemmie furono un susseguirsi di varie modifiche nel tentativo di mettere a punto il mix giusto. Creare un blend non è solo mettere assieme vini diversi, ma bisogna capire quando farlo, se con i mosti o con il vino finito, con che proporzioni e con quali caratteristiche di maturazione delle uve. Una serie infinita di variabili e purtroppo una sola vendemmia all’anno per testare l’esito delle prove. La prima uva a essere esclusa fu il riesling che venne congedata nel 2004 perché portava con sé troppa pesantezza al sorso. Con la vendemmia 2010 il blend è finalmente apparso quello che garantiva le migliori qualità organolettiche e non è più stato modificato: 50 per cento di uve tocai friulano, 40 per cento di pinot bianco e l’ultimo 10 per cento di sauvignon. Era nato definitivamente Agnul, il Collio Bianco dei Pascolo. “Ogni annata – rivela Alessandro, con un certo orgoglio – ho cercato di perfezionare il vino che arriva da uve che hanno percorsi separati e che finiscono, dopo la maturazione, per incontrarsi in bottiglia e iniziare insieme l’affinamento. Contemporaneamente alla ricerca dei migliori assemblaggi sono state individuate anche le parcelle di vigneto con maggiore qualità relativamente alle caratteristiche di esposizione, stato di salute delle viti e qualità del frutto. Insieme all’impegno in vigneto ho lavorato anche sulla tecnica di cantina. Nel 2005 e nel 2006, ad esempio, ho incominciato a far maturare rispettivamente pinot bianco e friulano in legno e dal 2021 vinifico assieme sauvignon e pinot bianco. Unire le uve e non il vino garantisce un prodotto più equilibrato, ma è una vera sfida in ogni vendemmia”. Bisogna essere esperti lettori del grado di maturazione della singola varietà ed è difficile che le uve siano pronte nello stesso momento. Un giorno di ritardo nella raccolta, ad esempio, può costare all’uva un punto in meno di acidità finendo per condizionare la longevità del vino. E la scelta del tipo di contenitore in legno ha anch’esso un peso nell’esito organolettico finale. Nella cantina di Alessandro il legno è entrato sotto forma di tonneau da 500 litri, la dimensione ritenuta ideale perché i sentori aromatici del contenitore non diventino troppo evidenti nel liquido.