LA STORIA Arancione è il colore dell’amicizia di Mara Micolino Arancione è il colore dell’intuizione, dell’energia e anche dei vini solari di Luca Dellisanti e Davide Gaggiola. Sono intuitivi ed energici i due ragazzi che producono da un paio d’anni due etichette “artigianali” da vigneti sparsi tra Cormons e Gorizia, con un’eccezione nella zona di Zugliano (Pozzuolo del Friuli). “Sono artigianali ma non per partito preso – ci tiene a specificare Luca –: siamo arrivati a questo pensiero con il tempo e la consapevolezza che dove è possibile fare meno, è meglio. E in queste zone possiamo permettercelo”. Mentre racconta è difficile non pensare al Less is more di Peter Behrens, uno dei più grandi architetti del primo Novecento, poi messo in pratica dallo stile minimalista di Ludwig Mies van der Rohe: è la ricerca dell’essenziale, è togliere per aggiungere. Tanto nell’architettura il rispetto di spazio e materia è cruciale, così nella viticoltura lo è quello per l’uva e la terra in cui viene coltivata. Luca e Davide si sono conosciuti nel 2020 nella stessa azienda di consulenza: “Ricordo un giorno molto caldo di luglio – racconta Davide – lavoravamo in vigna e ci siamo detti: perché non cominciamo anche noi?”. Un sogno che non è stato facile: “Non esisteva una vigna, nemmeno una cantina. Solo la determinazione a chiamare qualsiasi persona in rubrica fosse collegata al mondo del vino. E l’abbiamo fatto”. Quella visione chiara è oggi la costante nei loro vini: un’impronta disegnata tanto dal terreno quanto dall’artigianalità, e non al compasso. Prima di allora Luca era ricercatore in genetica a Londra, città caotica per chi sente forte il legame con la terra natale, come il piccolo vigneto del nonno a Gorizia. Proprio tra quei filari e dopo alcune esperienze in zona da Paraschos e Radikon, Dellisanti ha sperimentato insieme alla moglie Costanza le prime vinificazioni fino al nettare arancio dal nome Okùs, gusto in sloveno, nel 2022. Frutto di una raccolta precoce di malvasia dal vigneto del nonno da cui fa partire il piede di fermentazione e a cui poi aggiunge il friulano in perfetta maturazione: l’acidità dell’una si lega alla potenza dell’altro. Spiega Luca: “La parte acida seleziona batteri e lieviti sgradevoli, da lì parte una fermentazione più pulita”. Il vino entra in pigiadiraspatrice e in un contenitore da 20 hl dove si procede con due follature al giorno per otto giorni. Alla pressatura segue il tino d’acciaio fino a marzo, quando si travasa. Segue l’imbottigliamento a luglio. Mentre racconta saliamo da Cormons verso il monte Quarin. Ci addentriamo in un piccolo vigneto tra boschi e alberi da frutto e la sensazione è di condividere un singolare ecosistema pulsante: silenzioso, solitario, pieno di vita. Sotto il grande ciliegio un tavolo di pietra non aspetta altro che le nostre chiacchiere: “Questo vigneto è il nostro vero progetto comune: la prima vendemmia nel 2024, i cui risultati si vedranno quest’anno. È stato un incontro fortunato che dobbiamo a mia moglie Eleonora – inizia Davide –: le viti di Malvasia e Riesling Italico hanno in media 70-100 anni d’età e ci daranno un bel po’ di impegno. Vogliamo riportare il vigneto alla sua forma migliore con cura dei filari, marze e alberi da fico, mele, ciliegi: sono utili per aumentare la biodiversità e ripararsi dal sole durante le giornate di vendemmia”. “Come si faceva una volta.” Davide sembra provare una sorta di nostalgia per un tempo passato che in realtà non ha vissuto, ma che desidera in qualche modo riportare in vita. “La cosa più bella – racconta con entusiasmo – è quello che si sta creando intorno a questo progetto: non solo il lavoro, ma anche i legami che si rafforzano. L’amicizia tra le nostre famiglie è diventata un elemento fondamentale, ci aiutano e ci sostengono in tanti modi, soprattutto nei giorni intensi della raccolta.”