VITICOLTURA SOSTENIBILE PriMo, la scommessa di un pioniere audace di , foto di Mara Micolino Francesco Sala Il bosco si apre improvvisamente dopo un lungo momento di timidezza, un girovagare fitto e riservato su una stradina di montagna costeggiata da alberi, muschi brillanti e caprioli, per chi è fortunato. È proprio quello squarcio che rivela una casetta in legno, spavalda e solitaria ma coccolata dai vigneti. A Forni di Sotto, in Carnia, si è cominciato a fare vino da circa un decennio grazie all’intuizione di Roberto Baldovin, che in quella casa ci abita. All’interno, una parete intera di dischi classici, da Rachmaninov a Čajkovskij, accanto a libri di poesie d’amore, da Shakespeare a Montale, e di filosofi come Platone e Seneca, lascia presagire che il vino appena versato nel calice sarà tutt’altro che banale. Già la vista lo anticipa: un brillante color rame, caldo e avvolgente, con un’incredibile capacità di farsi attraversare dalla luce. PriMo, questo il suo nome, deve questa particolare tonalità alla macerazione delle bucce rimaste a contatto con il mosto per tre giorni, un processo che ne esalta carattere e struttura. Questa tecnica non ne influenza solo l’aspetto visivo, ma anche il profumo, che si arricchisce di note di mela golden e cotogna, banana, caramello e vaniglia; il naso è anche testimone discreto e pacato della sosta in legno. Al sorso, pieno e succoso, si aggiunge una leggera astringenza anch’essa frutto del tocco delicato della botte e del carattere distintivo del vitigno Solaris, leggermente tannico per natura. Nessun trattamento in vigna per il PriMo, che ha così ottenuto con merito il prestigioso premio Residuo Zero a dicembre 2023, a conferma di un processo produttivo attento e rispettoso dell’ambiente. Roberto Baldovin, dopo un percorso di studi classici e una laurea in Scienze ambientali, ha intrapreso lo studio approfondito della viticoltura di montagna nel 2013, partendo dalla varietà valdostana Priè blanc. “Volevo piantare vitis vinifera a piede franco, ma in realtà ho scoperto che queste piante sono piuttosto sensibili alle malattie e necessitano di numerosi trattamenti.” Da questa consapevolezza è nata la scelta di dedicarsi a varietà più adatte alle sue montagne, situate a una quota di 850 metri sul livello del mare, un territorio in cui riponeva grande fiducia, soprattutto in relazione al prevedibile cambiamento climatico. Un fenomeno che oggi non rende più l’altitudine una condizione da guardare con diffidenza , bensì una risorsa da valorizzare. Al coraggio degli audaci – di cui Roberto è esempio – si aggiunge solitamente una certa dose di fortuna. Nel suo caso, il fatto che venissero registrate e quindi rese piantumabili proprio nel 2013 le prime varietà resistenti di Friburgo all’Istituto di San Michele all’Adige. Per Roberto è stato un segno del destino. Ma ai spetta anche l’ignoto e le fatiche imprescindibili che si incontrano su una strada mai battuta prima, a cui si somma solitamente il dissenso di chi cammina al contrario, su quella strada. pionieri Agli impianti scelti di Solaris nel 2014 Roberto ha aggiunto altre nove varietà, poi espiantate perché non garantivano il sufficiente grado di resistenza. “Bisogna ricordare che non sono immuni – spiega infatti Roberto –: hanno una resistenza alle muffe come oidio, peronospora e black rot, ma non è detto funzionino ovunque e a qualsiasi condizione, soprattutto in questa zona dove si registrano alti livelli di piovosità durante le fasi di crescita vegetativa”. Pioggia esclusa, le soddisfazioni più grandi sono arrivate con i vitigni Soreli, Solaris e Sauvignon Kretos: oggi la produzione è indirizzata principalmente alla coltivazione degli ultimi due, la cui fusione al 50% genera il Mèzan (in lingua friulana è chi “sta nel mezzo”) della Cantina 837 di cui Roberto è socio e da dove nascono anche il rifermentato Prinzìpi (in friulano “principio”) e il Vicus che prende il nome della borgata di Vico a Forni di Sotto, ed è Solaris purosangue. Non solo, dalla produzione esclusivamente firmata Roberto Baldovin anche l’Esmeraldo, un’impavida bollicina da uve Sauvignon Kretos: assaggiarla aiuterebbe chiunque a interiorizzare fino in fondo il significato di bevibilità.