Verso la fine del XVIII secolo la bottiglia di vetro diventa protagonista del mercato. In quel periodo l’Inghilterra è uno dei più grandi consumatori di vino, con la particolarità di non produrne nemmeno un litro. Per quanto nel resto d’Europa si utilizzassero formati da un litro, in Inghilterra ci si basava sui galloni imperiali. Sei bottiglie di vino da 750 ml corrispondevano a un gallone inglese.
Da quel momento il formato da 750 ml divenne il più utilizzato, come la cassa che contiene sei bottiglie. Il vetro è un materiale duro e indeformabile, anche se fragile. È inerte a quasi tutti gli agenti chimici e non permette il passaggio di liquidi e gas. Tuttavia la luce, essendo catalizzatore di fenomeni di ossidazione, può velocizzare l’invecchiamento di un vino o dare specifici difetti come il “gusto di luce”, appunto.
Per ovviare a questo problema il vetro viene prodotto di colore scuro, ambra, marrone, verde o addirittura nero; la maggior parte delle tipologie oggi in commercio è realizzata con vetri speciali che non permettono il passaggio dei raggi ultravioletti.
Bottiglie di vetro trasparente possono essere utilizzate, se il produttore lo desidera, per vini da rapido consumo, per i quali non è previsto un lungo affinamento in bottiglia, o per esaltare il colore dei vini stessi (bianchi e rosati). La capacità più consueta delle bottiglie in commercio è di 0,750 l. Per i vini passiti è comune utilizzare bottiglie più piccole, da 0,375 l o da 0,500 l. Per volumi superiori a 0,750 l, si parla di grandi formati, come per esempio i magnum 1,5 l, Jeroboam 3 l, Mathusalem 6 l, fino ad arrivare a formati da 30 l come il Melchisedek.
L’albeisa (1, cfr. la pagina seguente), impiegata per gli austeri vini rossi piemontesi da lungo affinamento, è originaria della zona delle Langhe ed è in vetro scuro. Risalente all’inizio del Settecento, venne ripresa nel 1973 da un consorzio istituito da alcuni produttori delle Langhe e può essere utilizzata solo dalle aziende che vi aderiscono, rispettando specifiche regole di impiego.
La borgognona o borgognotta (2) è usata per diverse tipologie di vino, soprattutto grandi vini di Borgogna; è priva di spalla, di colore verde scuro o altre tonalità.
La bocksbeutel o pulcianella (3) ha una forma particolare e panciuta, in vetro verde scuro. Il suo impiego è limitato soprattutto ai vini rossi della Franconia, di cui è originaria, o ad alcuni vini portoghesi; come pulcianella, molto simile, è a volte usata per l’Orvieto.
Porto (4) è il nome della bottiglia impiegata per i vini di Porto e altri liquorosi prodotti nella penisola iberica, come Madeira e Sherry; è spesso di vetro verde di diverse tonalità, a volte anche marrone scuro.
L’anfora (5) è impiegata in Francia per i vini della Provenza, e in Italia soprattutto da un’azienda produttrice di Verdicchio, per la quale è stata ideata da un architetto milanese, Antonio Maiocchi, nel 1953, con habillage del pittore Bruno da Osimo. Per anni l’immagine del Verdicchio è rimasta legata alla forma di questa bottiglia, dalla linea sinuosa e particolare.